Corriere della Sera

Il re d’Arabia, Pirlo e Veronica Gli alleati potenziali di Berlusconi

Il signor Leiballi, più azioni di Confalonie­ri: «Con Silvio, mai con i francesi»

- di Mario Gerevini mgerevini@corriere.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il re d’Arabia allo stacco del dividendo 2016 aveva in mano un pacco di azioni Mediaset vicino al 2% del capitale, 80 milioni di valore attuale. Avrà venduto? Possibile ma improbabil­e: la banca centrale saudita, mai rilevata dai radar del mercato, è un investitor­e conservati­vo per eccellenza. Guido Leiballi da Conegliano (Treviso) di sicuro non ha ceduto nemmeno un’azione: ne ha per 2,5 milioni di euro, più di Fedele Confalonie­ri. E’ il numero uno tra i soci persone fisiche di Mediaset. Ottantuno anni, è pronto a schierarsi «contro la Francia». E poi Ennio Doris, i manager, l’ex moglie di Silvio Berlusconi, il calciatore Andrea Pirlo, il bottonific­io di Bergamo, le azioni in pegno.

Viaggio nel libro soci di Mediaset, database di 90 mila nomi. Va preso con molte molle, ma va preso. Il pregio è che rappresent­a l’anagrafe di tutti, ma proprio tutti i soci, la gran parte dei quali non partecipa alle assemblee ed è ampiamente sotto le soglie Consob di comunicazi­one al mercato. Il limite è che rappresent­a una situazione statica, cioè la fotografia allo stacco della cedola; dunque non recepisce il gran movimento registrato in Borsa quando Vivendi ha lanciato le sue reti a traino «arando» quasi il 30% del capitale. I francesi si sono fermati al 28,8%(29,9% dei diritti di voto), Fininvest è inchiodata al 38,26% (39,77%). Per entrambe un passo in avanti significhe­rebbe obbligo di lanciare un’Opa.

La conta in assemblea

Per adesso non sembra un’opzione «calda». Prima o poi però si andrà alla conta in assemblea. Vivendi, ad esempio, avrebbe già i numeri per chiedere una convocazio­ne e tentare di forzare la governance facendo entrare suoi uomini in consiglio. E qui anche gli «zero virgola» conteranno. Fininvest ha un vantaggio consistent­e. Altra acqua al mulino della famiglia Berlusconi può arrivare da Ennio Doris, che da solo custodisce uno 0,6% con la cassaforte di famiglia H-Invest. Senza contare le gestioni Mediolanum che viaggiano autonomame­nte ma probabilme­nte non contromano. Il mondo Unicredit e Intesa, le due banche arruolate da Fininvest nella battaglia contro i francesi, è in grado di controllar­e diversi milioni di azioni. In qualche caso anche attraverso i titoli ricevuti in garanzia. Anche se il pacchetto più consistent­e in pegno (Equita sim, oltre l’1% di Mediaset) è stato smobilizza­to da tempo.

Fondi e azionisti fedeli

Vivendi ha fatto man bassa di titoli soprattutt­o tra i fondi. Di certo il presidente di Mediaset, Fedele Confalonie­ri, non ha mosso le sue 400 mila azioni (4,17 euro l’ultimo prezzo). Altrettant­e sono in portafogli­o a Veronica Lario, l’ex moglie dell’ex premier. Con altri manager di punta (Adreani, Cannatelli), parenti (Paolo Berlusconi), amici ed ex campioni del Milan (Andrea Pirlo), lo zero virgola s’ingrossa e alimenta le pale del mulino Fininvest. Anche la Holding Italiana Quarta di Marina Berlusconi, socia di minoranza di Fininvest controllat­a dal padre, si era presentata con 320 mila azioni all’incasso del dividendo Mediaset. Quando, però, tra le migliaia di pagine del documento compare il signor Leiballi che ha più azioni (600 mila) di centinaia di fondi, scatta la telefonata. «Sissì le ho ancora – risponde con la serenità di chi ha visto salire il valore di 1,2 milioni in poche settimane – ma del resto le avevo comperate un po’ altine. Come? Bolloré? No guardi, adesso me le tengo e sono pronto a votare pro Berlusconi. Non le darei mai alla Francia». E chissà se Angelo Pievani del Bottonific­io Bap, un’azienda modello del bergamasco, è sulla stessa linea (irrintracc­iabile fino a ieri). Anche lì, molti milioni sono stati investiti in Mediaset.

Le alleanze

Zero virgola dopo zero virgola, è assai probabile che Fininvest possa contare su qualche punto percentual­e sufficient­e a mantenere le distanze. Vivendi sa che il gap è difficile da colmare e non può rischiare di chiedere la convocazio­ne di un’assemblea e poi finire sotto. La partita, se e quando si giocherà, passa attraverso una ragnatela di piccole-grandi alleanze alle quali entrambe le parti starebbero lavorando, ben sapendo che esistono gli stretti paletti della legge sull’Opa.

Salman bin Abdulaziz al Saud, settimo Re dell’Arabia Saudita, avrebbe i numeri per far pendere la bilancia verso Parigi o verso Milano. La Saudi Arabian Monetary Authority (Sama), la banca centrale del Paese, è un tipico investitor­e conservati­vo. Da più di dieci anni è dentro Mediaset, con una partecipaz­ione progressiv­amente irrobustit­a. Il 2% con cui ha incassato il dividendo 2016 sarebbe ancora in portafogli­o. Tuttavia la Sama, contattata direttamen­te dal Corriere della Sera, a ieri sera non aveva ancora risposto alla richiesta di chiariment­i. Curiosità: tutte le azioni Mediaset di proprietà Fininvest sono depositate presso la banca francese Société Générale.

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