Corriere della Sera

Le Cirque è donna

Nel nuovo spettacolo «Amaluna» 28 acrobate su 48 artisti. La regista: in scena eroine fantastich­e Le dive della Compagnia di Soleil «Nove ore di allenament­i al giorno Il palcosceni­co è la nostra vita»

- DALLA NOSTRA INVIATA Laura Martellini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’equilibrio delle donne: Lara Jacobs impila lunghi steli di corteccia di banano. Uno sull’altro, raccoglien­doli da terra con le sole dita dei piedi, fino a creare una enorme gabbia. Via un pezzo, e l’effetto è lo stesso del domino. La forza delle donne: Melissa Fernandez e le altre «Amazzoni» volano alle sbarre asimmetric­he, con le loro tute rosso fuoco e la criniera nera in testa. La determinaz­ione delle donne, come la 25enne Haley Viloria. Fluttua nell’aria con altre «Valchirie» agli elastici. Senza peso. Viso da bambina e fisico da olimpionic­a.

Una delle 28 artiste donne, su un cast di 48, di Amaluna, l’ultima produzione del Cirque du Soleil che dimostra come il circo più famoso al mondo, fondato più di 30 anni fa da Guy Laliberté a Montréal (4 mila dipendenti, 160 milioni di spettatori a oggi e 1.300 artisti provenient­i da 50 Paesi) abbia ancora parecchio da dire. Specie se il tema è quanto mai attuale, e l’ispirazion­e alta: Amaluna trae spunto dalla Tempesta di Shakespear­e.

A Roma l’unica data italiana: dal 29 aprile al 28 maggio prossimi, un’isola popolata da sirene prenderà vita nell’area di Tor di Quinto, sotto allo chapiteau che non veniva piantato in Italia da ben dieci anni. Ne guadagna il canovaccio, poco adatto alla freddezza dei palazzetti: «Non volevo dar vita a un racconto femminista, ma rappresent­are le donne come eroine, fra sogno e realtà» ha spiegato la nota regista Diane Paulus.

Haley e le altre. Protagonis­te con i loro numeri acrobatici, ma anche con la vita vera. «Volevo diventare artista digitale. Poi ho visto Kooza del Cirque du Soleil, e ho deciso che volevo diventare come loro — racconta Haley Viloria, nel backstage dell’anteprima dello spettacolo a Düsseldorf, mentre attorno artiste provano numeri, scherzano in cerchio, leggono libri intanto che stirano i muscoli —. I miei fanno tutt’altro. Nessun legame con il circo. All’inizio ridevano, pensavano stessi scherzando. Poi a San Francisco, la mia città, ho cominciato ad allenarmi. Le prime esibizioni sulle navi da crociera. Erano spettacoli­ni nelle basi marine. Il Cirque mi ha notato e mi ha chiamata». Lei è la dea della Tempesta, ma il clima è disteso fuori dalla pista: «È una performanc­e, non una gara, anche se molti vengono dalla ginnastica. Non c’è competizio­ne fra noi. Nelle sere libere, poche, mi riposo, lavo i panni accumulati, vado a vedere un film con il mio fidanzato. Non c’è paragone però fra il cinema e il circo! Qui ogni giorno è una sfida. Il training supera spesso le nove ore. Paura? Se ne provassi, dovrei cambiare mestiere». Nel suo futuro un family business: «Mi vedo personal trainer e madre di due gemelli. Le donne sono sempre più forti — assicura —. Il passo avanti è che gli uomini stanno imparando a convivere con il loro vigore».

La Dea della Luna è sospesa

come una farfalla celeste su un cerchio a mezz’aria, Miranda fra una contorsion­e e l’altra si tuffa e riemerge da una grande vasca, cuore della scena. In Amaluna anche la colonna umana dei russi Banquine, la giocoleria di Cali, Romeo a capofitto giù da un palo fino a sfiorare con la testa il terreno. Il naso rosso c’è, ma al posto del clown le schermagli­e di una strana coppia. Sembra un sogno, dove le leggi della fisica non valgono. Ma dietro tanta leggerezza si nasconde una corazzata: 120 persone a bordo di

65 camion. «Un cantiere autosuffic­iente — spiega Olivier Fillion-Boutin, coordinato­re della tournée —, a parte l’allaccio fognario e dell’acqua, che avviene sul posto. In tende più piccole lavorano elettricis­ti, carpentier­i, falegnami, calzolai, sarte, due medici». Niente è affidato al caso. «Nella sede centrale a Montréal — spiega Patsy Boulais, costumista — il corpo degli artisti viene sottoposto a scanner in maniera che gli abiti, circa 1.200, siano esattament­e a misura». Ritagli di stoffa riproducon­o il colore della pelle, dal rosa chiaro al bronzo. Ciascun interprete trascorre dai 45 minuti alle due ore al trucco.

Ogni giorno tutte le scarpe vengono rivernicia­te per rimediare all’usura. E tutte le notti 18 successivi carichi di lavatrici assicurano la freschezza degli abiti di scena. Duecento persone vengono assunte localmente per ruoli secondari. Cinque giorni richiede il montaggio del tendone, preceduto da una colata d’asfalto per livellare il terreno. E alla partenza si risemina l’erba, se c’era.

Il futuro «Se avessimo paura dovremmo cambiare mestiere. Nel futuro c’è anche la famiglia»

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Valchiria Andreanne Nadeau, canadese di Montréal, è una delle «valchirie» del Cirque du Soleil
 ??  ?? Amazzoni Melissa Fernandez (sospesa), americana di Atlanta, con un passato da personal trainer, è una delle «amazzoni» del Cirque du Soleil: un gruppo di ginnaste che volano alle sbarre asimmetric­he, con le loro tute rosso fuoco e la criniera nera in...
Amazzoni Melissa Fernandez (sospesa), americana di Atlanta, con un passato da personal trainer, è una delle «amazzoni» del Cirque du Soleil: un gruppo di ginnaste che volano alle sbarre asimmetric­he, con le loro tute rosso fuoco e la criniera nera in...
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Talento Lara Jacobs ha iniziato a 6 anni a lavorare come trapezista nel circo gestito dalla sua famiglia

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