Corriere della Sera

Goggia, il settimo podio cancella i dubbi

Sofia cede solo alla Worley nel gigante di Maribor: «Ho vinto la piccola crisi pensando all’amore per lo sci» La Maze chiude la carriera e passa il testimone all’azzurra: «Siamo amiche, mi ha detto che ora tocca a me»

- Flavio Vanetti

Adesso che è di nuovo seconda, adesso che è tornata sul podio, settima meraviglia di una stagione che autorizza ormai confronti aulici (le 9 volte tra le prime tre di Deborah Compagnoni in un’annata), Sofia Goggia può confessarl­o: «La piccola crisi che stavo vivendo si è fatta sentire. Pesava soprattutt­o il flop di Semmering. Ho guardato dentro me stessa e ho cercato la paura. Ho trovato solo una minima ombra, legata al timore di non riuscire a ripetermi. L’ho cancellata pensando alla passione che mi lega a questo sport. Mi sono riportata alle origini: mi chiamo Sofia e mi piace sciare».

Tornano le emozioni e i brividi legati alla nuova Nostra Signora delle Nevi, la Sofia Goggia che per una manche di gigante, sulla lingua bianca di Maribor in mezzo a colline spelacchia­te, impatta con la Shiffrin (7 centesimi appena il vantaggio dell’americana) e per una arriva a disturbare da vicino la vittoria di Tessa Worley, la francese che traduce in 16 centesimi l’idea che in questo momento ha qualcosa di più. «È un qualcosa — Sicurezza Sofia Goggia sorride sul podio di Maribor: il secondo posto in gigante, alle spalle della Worley, vale all’azzurra il 7° podio stagionale (Ap) spiega «Sofi» — legato però anche ai miei errori: per superare Tessa dovrò eliminare le sbavature. Sono solo all’80 per cento delle possibilit­à: punto a consolidar­e questo standard e ad andare alla caccia del limite. Per osare, non per rischiare».

Dopo il successo di Moelgg a Zagabria, l’Italia sognava il bis di vittorie. Sofia era allineata al desiderio e il fatto di aver tenuto alle spalle Lara Gut, detentrice della Coppa del Mondo assoluta, non le impedisce di ammettere «che sì, dopo la prima manche avevo proprio immaginato di farcela. Era la stessa situazione vissuta a Sestriere, stavolta però ero sicura di riuscirci». Sofia oggi correrà in slalom (salterà invece quello di dopodomani a Flachau), ma la vera, prossima occasione di primato capiterà tra una settimana con le gare veloci di Altenmarkt. Ci riproverà seguendo un principio («Le piste sono tutte belle. Quelle brutte e difficili le costruisci tu nella mente») e immunizzan­dosi dal pericolo che la ricerca del primo centro diventi un’ossessione: «Il fatto di non essere ancora stata prima non mi condiziona: dopo gli infortuni che ho passato è l’ultimo dei pensieri. Aspetto il mio turno, arriverà presto».

Il podio ritrovato, intanto, è dedicato a Tina Maze, la campioness­a slovena che ha scelto la gara di casa per la passerella d’addio. Il periodo sabbatico di un anno e mezzo si è concluso, senza ripensamen­ti, salutando a metà percorso il compagno Andrea Massi e l’ex allenatore Valerio Ghirardi, quindi sganciando gli sci un metro prima del traguardo della manche iniziale. Sofia è uscita dal bar dove si stava riposando e ha pianto «come avevo fatto solo a Lake Louise salendo sul podio sulla pista dove, nel 2013, mi ero fatta male». Tina, un’amica e un esempio: «Abbiamo in comune il carattere e alcune debolezze. Vorremmo essere macchine da guerra, ma poi siamo donne, sensibili e “morbidone”. Lei pareva uno squalo, però forse ha oscurato la ragazza».

Si sono abbracciat­e, la Maze le ha sussurrato: «Tocca a te».

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