RESILIENZA, VERA FORZA DI MALATI E FAMIGLIE
L a storia della medicina e della psicologia è stata caratterizzata per decenni da un’attenzione quasi esclusiva ai problemi e alle patologie delle persone. Solo recentemente gli studiosi hanno rivolto lo sguardo alle risorse, ai punti di forza e alle caratteristiche positive degli individui. In particolare, si è cominciato a prestare attenzione al fenomeno — osservabile nella realtà, ma scientificamente trascurato — per cui alcune persone esposte a situazioni di grave disagio e difficoltà, non solo non riportano sintomi di malessere e disadattamento, ma si pongono obiettivi importanti, ottengono risultati positivi, coltivano buone relazioni sociali e diventano modelli di vita per gli altri. Questo fenomeno è detto
resilienza, termine che indica un adattamento soddisfacente all’ambiente pur in condizioni di rischio elevato e avversità (definite anche circostanze estenuanti). Resilienti sono le persone che non solo convivono con malattie croniche o invalidanti senza esserne sopraffatte, ma costruiscono una vita ricca e significativa.
La resilienza è un fenomeno dinamico, non deriva da predisposizioni innate e non è sinonimo di invulnerabilità, ma si sviluppa lungo la storia di vita di una persona.
Non è neppure una reazione basata sul bisogno di proteggersi dalle difficoltà, ma piuttosto la capacità di trasformare le difficoltà in opportunità di crescita, e si basa quindi sulla tendenza naturale dell’essere umano ad acquisire informazioni e competenze, a ricercare spazi di autonomia e a condividere esperienze e risorse. Un importante supporto alla resilienza è la disponibilità di relazioni interpersonali positive, in particolare nell’ambito della famiglia ma anche nel contesto sociale più ampio.
Amicizie costruttive e solidali, una rete sociale di supporto alla famiglia, un sistema scolastico efficace, servizi sociali e sanitari adeguati contribuiscono alla resilienza in quanto possono controbilanciare o moderare gli effetti negativi di una condizione problematica — ad esempio una malattia cronica o invalidante — aiutando la persona a raggiungere livelli soddisfacenti di adattamento.
I professionisti dell’ambito sanitario dovrebbero prestare più attenzione alla capacità di resilienza dei pazienti e delle loro famiglie.
Ciò permetterebbe loro di valorizzarla se presente, o di favorirne lo sviluppo se necessario, ponendosi al fianco dei pazienti e sostenendo i loro sforzi di costruzione di una vita attiva e soddisfacente nonostante le limitazioni imposte dalla malattia. *Ordinario di Psicologia, Dipartimento di fisiopatologia, Università di Milano