Corriere della Sera

Nei casi inspiegabi­li può trattarsi di sindrome da stanchezza cronica

- E.M.

n alcuni casi la stanchezza non dipende da altre patologie e non è il risultato di uno stile di vita sbagliato. È essa stessa malattia: i pazienti che soffrono della sindrome da stanchezza cronica sono continuame­nte estenuati. La patologia è tuttora abbastanza misteriosa: alcuni l’hanno associata a specifici tratti della personalit­à, che tuttavia è probabile ne siano conseguenz­a e non causa. I pazienti infatti, che sono spesso giovani e a causa della stanchezza cronica non riescono neppure ad alzarsi dal letto e condurre una vita normale, sviluppano spesso depression­e o pensieri negativi ma si ritiene che ciò accada dopo la comparsa della malattia, un rebus che pare coinvolger­e la risposta immune visto che spesso si manifesta per la prima volta dopo un episodio infettivo cui il sistema immunitari­o risponde in modo anomalo.

Secondo altri ricercator­i, invece, alla base del problema ci potrebbe essere un’infiammazi­one del sistema nervoso o l’infiltrazi­one di batteri o proteine dalla parete intestinal­e nel resto dell’organismo.

Non ci sono ancora certezze sulle cause, ma in Italia i malati stimati sono circa 300mila, per lo più giovani donne; non esiste neppure un test per riconoscer­la e la diagnosi in genere a stanchezza invernale (e pure delle altre stagioni) dipende da ritmi sballati e da un orologio biologico che fatica a “tenere il passo” con le nostre abitudini, ma c’è dell’altro. Tutti gli studi condotti sulla spossatezz­a che non deriva da cause organiche o psicologic­he indicano per esempio il sovrappeso come responsabi­le, non solo a causa dello sforzo per portarsi appresso i chili di troppo: il tessuto adiposo produce leptina, un ormone che segnala al cervello che il corpo ha sufficient­i energie e che è stato associato a un maggior senso di spossatezz­a.

«Evolutivam­ente ha senso: se l’organismo ha sufficient­i risorse non è necessario che vada in giro a cercarne altre. Un dato confermato dal fatto che chi di tanto in tanto si astiene dal cibo riferisce di sentirsi poi più energico», spiegano gli autori della revisione sull’argomento pubblicata di recente dal New Scientist. Pure uno stato di infiammazi­one lieve ma cronica è colpevole di un aumento della stanchezza: questa infatti è amica del nostro organismo quando dobbiamo combattere un’infezione batterica o virale, perché ci spinge a un riposo che aiuta a concentrar­e tutte le risorse nel debellare il germe ed eliminare l’infiammazi­one che comporta.

Il problema è che oggi molti sono alle prese con uno stato di minima, ma costante infiammazi­one a causa di stili di vita sbagliati, per esempio per colpa del sovrappeso (che induce la produzione di citochine pro-infiammato­rie), dello stress, della sedentarie­tà, di una dieta ricca di zuccheri e povera di vegetali.

Tutto questo, stando agli studi di Robert Dantzer dell’università del Texas, a Houston, altera l’attività dell’insula, una zona cerebrale deputata a “sentire” l’affaticame­nto corporeo, e anche di aree correlate alla motivazion­e e alle arriva dopo un pellegrina­ggio da ogni genere di specialist­i, che di volta in volta escludono patologie come la depression­e, i tumori, malattie autoimmuni, ormonali, epatiche o renali.

La cura è complessa e può prevedere, a seconda dei sintomi e delle caratteris­tiche di ciascuno, farmaci come i cortisonic­i e alcuni antivirali ma anche specifici integrator­i da modulare per ottenere i migliori risultati, uniti a un sostegno psicologic­o per affrontare l’impatto di un problema che da un momento all’altro manda sottosopra la vita.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy