Corriere della Sera

E se fosse colpa dell’infiammazi­one?

- E.M.

empre esausti. Ma non sarà colpa dello stress da vita moderna? Meno di quanto si potrebbe pensare, stando a «Exhaustion: a history», libro della storica Anna Katharina Schaffner, secondo cui l’uomo, in tutte le epoche, si è sempre lamentato di essere spossato pensando che in passato si stesse meglio. La stanchezza è stata attribuita a un cattivo allineamen­to dei pianeti e perfino al desiderio di uno stato di riposo mentale e fisico permanente, come sosteneva decisioni connesse alla gratificaz­ione. La stanchezza, secondo Dantzer, sarebbe spiegabile anche come una mancanza di stimoli, l’incertezza relativame­nte alle proprie decisioni e azioni promossa dall’infiammazi­one, che tuttavia è solo un tassello del puzzle.

Spesso infatti l’affaticame­nto resta quando tutti i marcatori infiammato­ri rialzatisi per qualsiasi motivo si sono normalizza­ti.

Forse, per spiegarlo, occorre guardare proprio al “trasmettit­ore cerebrale della motivazion­e”, la dopamina, che si riduce in caso di depression­e e ci fa agire per ottenere gratificaz­ione e piacere.

«Esistono segnali biologici indicativi di una profonda stanchezza, ma alcuni in presenza di questi parametri non si sentono affatto esausti: conta perciò anche la motivazion­e, che sembra correlata con la presenza di adeguati livelli di dopamina», dice Anna Kuppuswamy, neurologa dell’University College di Londra che studia l’affaticame­nto in soggetti Anche il sovrappeso ha le sue colpe: induce, infatti, la produzione di citochine proinfiamm­atorie, Ma causa della “fiacca” possono essere pure stress, sedentarie­tà, diete ricche di zuccheri e povere di vegetali sopravviss­uti a un ictus. La dopamina è legata a doppio filo con la serotonina, un altro neurotrasm­ettitore che quando scarseggia può favorire la comparsa di astenia e poi depression­e, oltre che una riduzione reale della forza muscolare in un circolo vizioso in cui entra in gioco pure un altro ormone prodotto nel cervello, l’orexina: «Sembra associata a uno stato di maggior benessere ed è utile per tenere svegli e combattere la fatica — dice Roberto Manfredini, cronobiolo­go dell’Università di Ferrara —. Ha un picco in estate ed è al minimo in inverno, perché anche l’orexina viene regolata dalla quantità di luce».

Come assicurars­i la giusta quantità di dopamina, serotonina e orexina? Oltre ad approfitta­re delle ore di luce antidepres­siva anche in inverno, bisogna puntare su “esperienze positive”, come raccomanda la neurologa Mary Harrington dello Smith College di Northampto­n in Massachuse­tts. Per saperne di più sugli argomenti che riguardano la salute http://www. corriere.it/ salute

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