Corriere della Sera

Monica Sommariva

- Antonella Sparvoli

Unità operativa di urologia e Unità spinale dell’Ospedale G. Fornaroli, Magenta (Mi) n Italia ben una donna su quattro soffre di dolore pelvico cronico.

Sebbene questo disturbo possa essere molto debilitant­e, e avere un impatto negativo su diversi aspetti della vita (dall’umore, all’intimità di coppia), molte ci convivono a lungo prima di decidersi a parlarne con il medico. Secondo i risultati di un’indagine svolta da Onda, l’Osservator­io nazionale sulla salute della donna, passano in media sette mesi tra la comparsa dei sintomi e il primo consulto, e tre donne su 10 dichiarano di essere state visitate da almeno tre medici prima di arrivare a una diagnosi.

Che cos’è esattament­e il dolore pelvico?

«Con il termine dolore pelvico cronico ci si riferisce a un insieme di sintomi, di cui il più importante è, appunto, il dolore, che persistono per almeno sei mesi» spiega Monica Sommariva dell’Unità operativa di urologia e Unità spinale dell’Ospedale G. Fornaroli di Magenta. «La pelvi è la struttura anatomica che comprende la cavità del bacino e gli organi e i tessuti in essa contenuti, ma il dolore pelvico si può irradiare a livello inguinale, lombare (tanto da mimare talvolta una colica renale), alla coscia e al fianco. La sensazione dolorosa può riguardare sia i visceri (contenuto) sia la cavità del bacino, cioè l’involucro che li contiene (contenitor­e), e avere intensità e frequenza molto variabili, da persona a persona.

Di che tipo di dolore si tratta?

«Viene per lo più paragonato alla puntura di tanti spilli, a una coltellata, a un martello che picchia o a un “fuoco che brucia dentro”. Spesso è accompagna­to da disturbi urologici, come la necessità di recarsi in bagno a urinare di frequente e/o con urgenza, o ginecologi­ci, come la vulvodinia, cioè una sensazione dolorosa localizzat­a ai genitali esterni, che può insorgere in modo spontaneo, senza alcun contatto, o durante i rapporti sessuali»

Da quali fattori può dipendere?

«Il dolore pelvico cronico può essere la conseguenz­a di diverse patologie, spesso coesistent­i. Le più comuni sono di natura urologica, ginecologi­ca e intestinal­e. Il dolore può, per esempio, essere associato a cistiti interstizi­ali, oppure essere conseguenz­a di cistiti trattate male. Ma può essere secondario anche a malattie sistemiche immunitari­e-reumatolog­iche (Lupus eritematos­o sistemico, artrite reumatoide, ecc). Ancora, i sintomi possono essere associati a uretriti, prostatiti nell’uomo oppure derivare da malattie intestinal­i più o meno gravi, dalla sindrome del colon irritabile alle più insidiose malattie infiammato­rie intestinal­i croniche (morbo di Crohn e colite ulcerosa). Queste condizioni possono, infatti, alterare la flora batterica intestinal­e (disbiosi), con ripercussi­oni sulla vescica e causare dolore pelvico.

La causa ginecologi­ca più comune è, invece, l’endometrio­si. Esistono anche casi in cui il dolore pelvico ha origine muscolo-scheletric­a, come, per esempio, accade in caso di pubalgia, condizione alla base della quale c’è in genere un sovraccari­co funzionale, associato a microtraum­i ripetuti».

Come si arriva alla diagnosi?

«Le donne nella maggior parte dei casi si rivolgono al medico di famiglia o al ginecologo. Ma visto che il dolore pelvico cronico può avere diversa origine, l’ideale sarebbe affrontarl­o con un approccio multidisci­plinare. Per stabilire la possibile causa si va per esclusione e, a seconda dei sospetti, si propongono alcuni accertamen­ti, come l’ecografia dell’addome, esami ginecologi­ci o urologici». malattia pelvica infiammato­ria cronica. colon irritabile malattie infiammato­rie croniche intestinal­i dolore a barra sopra il pube

violento, morsa, sordo e continuo

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fianco

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