Monica Sommariva
Unità operativa di urologia e Unità spinale dell’Ospedale G. Fornaroli, Magenta (Mi) n Italia ben una donna su quattro soffre di dolore pelvico cronico.
Sebbene questo disturbo possa essere molto debilitante, e avere un impatto negativo su diversi aspetti della vita (dall’umore, all’intimità di coppia), molte ci convivono a lungo prima di decidersi a parlarne con il medico. Secondo i risultati di un’indagine svolta da Onda, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna, passano in media sette mesi tra la comparsa dei sintomi e il primo consulto, e tre donne su 10 dichiarano di essere state visitate da almeno tre medici prima di arrivare a una diagnosi.
Che cos’è esattamente il dolore pelvico?
«Con il termine dolore pelvico cronico ci si riferisce a un insieme di sintomi, di cui il più importante è, appunto, il dolore, che persistono per almeno sei mesi» spiega Monica Sommariva dell’Unità operativa di urologia e Unità spinale dell’Ospedale G. Fornaroli di Magenta. «La pelvi è la struttura anatomica che comprende la cavità del bacino e gli organi e i tessuti in essa contenuti, ma il dolore pelvico si può irradiare a livello inguinale, lombare (tanto da mimare talvolta una colica renale), alla coscia e al fianco. La sensazione dolorosa può riguardare sia i visceri (contenuto) sia la cavità del bacino, cioè l’involucro che li contiene (contenitore), e avere intensità e frequenza molto variabili, da persona a persona.
Di che tipo di dolore si tratta?
«Viene per lo più paragonato alla puntura di tanti spilli, a una coltellata, a un martello che picchia o a un “fuoco che brucia dentro”. Spesso è accompagnato da disturbi urologici, come la necessità di recarsi in bagno a urinare di frequente e/o con urgenza, o ginecologici, come la vulvodinia, cioè una sensazione dolorosa localizzata ai genitali esterni, che può insorgere in modo spontaneo, senza alcun contatto, o durante i rapporti sessuali»
Da quali fattori può dipendere?
«Il dolore pelvico cronico può essere la conseguenza di diverse patologie, spesso coesistenti. Le più comuni sono di natura urologica, ginecologica e intestinale. Il dolore può, per esempio, essere associato a cistiti interstiziali, oppure essere conseguenza di cistiti trattate male. Ma può essere secondario anche a malattie sistemiche immunitarie-reumatologiche (Lupus eritematoso sistemico, artrite reumatoide, ecc). Ancora, i sintomi possono essere associati a uretriti, prostatiti nell’uomo oppure derivare da malattie intestinali più o meno gravi, dalla sindrome del colon irritabile alle più insidiose malattie infiammatorie intestinali croniche (morbo di Crohn e colite ulcerosa). Queste condizioni possono, infatti, alterare la flora batterica intestinale (disbiosi), con ripercussioni sulla vescica e causare dolore pelvico.
La causa ginecologica più comune è, invece, l’endometriosi. Esistono anche casi in cui il dolore pelvico ha origine muscolo-scheletrica, come, per esempio, accade in caso di pubalgia, condizione alla base della quale c’è in genere un sovraccarico funzionale, associato a microtraumi ripetuti».
Come si arriva alla diagnosi?
«Le donne nella maggior parte dei casi si rivolgono al medico di famiglia o al ginecologo. Ma visto che il dolore pelvico cronico può avere diversa origine, l’ideale sarebbe affrontarlo con un approccio multidisciplinare. Per stabilire la possibile causa si va per esclusione e, a seconda dei sospetti, si propongono alcuni accertamenti, come l’ecografia dell’addome, esami ginecologici o urologici». malattia pelvica infiammatoria cronica. colon irritabile malattie infiammatorie croniche intestinali dolore a barra sopra il pube
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