Quanto sono intelligenti i nostri cani?
Si moltiplicano i test per valutare le capacità cognitive. Il più smart è il Barbone
Le loro capacità intellettive potrebbero essere paragonate a quelle di un bambino dai 3 anni ai 5 anni. E possono recepire e ricordare più di duecento parole. Si sono moltiplicati in questi anni gli studi sulle capacità cognitive dei cani. In cima alla graduatoria dei cani più intelligenti, il Barbone e i Border Collie. Seguiti dai Retriever come il Golden e il Labrador e, a ruota, dal cane da Pastore tedesco.
il Border Collie e il Barbone. Seguiti dai Retriever come il Golden e il Labrador e, a ruota, dal cane da Pastore tedesco. Una lista che però non tiene conto del fatto che all’interno di una razza si possono avere soggetti con capacità molto diverse.
La complessità dei meccanismi cognitivi dei cani, l’utilizzo dei sensi, il tipo di attaccamento verso l’uomo sono al centro degli studi di molti scienziati. «Perché studiare i cani è facile e interessante — spiega Emanuela Prato Previde, docente di Psicologia alla Statale di Milano e responsabile del Canis Sapiens Lab —. Non c’è un’altra specie a parte il cane che viva così in stretto contatto con noi, che apparentemente ci capisca, si adatti al nostro comportamento e sia disposta a fare un sacco di cose con noi, dalla Agility ai viaggi». Anche al laboratorio Canis Sapiens «i proprietari vengono perché sono curiosi di sapere come funziona la mente del cane e questo è molto positivo ed è il reale interesse di chi fa ricerca». Che non è dare la pagella, dire il cane è più intelligente di un altro o di un gatto. «La gente ha grosse aspettative, positive ma anche negative — continua Prato Previde —. C’è chi dice “il mio cane non passa il test, è tonto” e viene smentito, altri “il mio cane è un genio” e il cane invece non riesce nella prova». Il focalizzarsi dei padroni sull’intelligenza «può risultare negativo, come per i bambini, perché mette un’ombra nella relazione con l’animale ed è una visione distorta di quello che i ricercatori fanno».
L’invito a patiti dei test è anche a «non cadere nel tranello di scambiare l’intelligenza con l’affettività: guardare il cane, scorgere il suo sguardo languido e poi vederlo appoggiarsi a noi alla ricerca di una carezza non ha nulla a che fare con l’intelligenza — conclude Daniele Mazzini, istruttore cinofilo —. Un errore comune è anche «abbinare l’intelligenza alla docilità e all’obbedienza. Cani primitivi come l’Husky tutto hanno voglia di fare in modo emancipato meno che collaborare con l’uomo. Non per questo sono stupidi, anzi».