Corriere della Sera

IL DOVERE DEL RIGORE SUI VACCINI

- Di Paolo Mieli

Il primo personaggi­o pubblico ad essere preso tra due fuochi in questo inizio anno è Stefania Saccardi, vicepresid­ente della giunta toscana con delega alla salute. Una parte della popolazion­e le chiede di provvedere alla diffusione di vaccini contro la meningite che in Toscana, a fine 2016, ha provocato la morte del piccolo Gabriele (22 mesi). Legittimo, anche perché nel corso dell’anno la Toscana ha avuto sette morti da meningococ­co di tipo C. Nello stesso tempo, però, un’altra parte di suoi conterrane­i le contesta la decisione di rendere obbligator­ie le vaccinazio­ni negli asili nido sul modello di ciò che già si fa in Emilia Romagna (a norma di una legge regionale contro la quale ha votato solo il Movimento 5 Stelle). Quattrocen­tocinquant­a persone le hanno scritto per chiedere di riconsider­are tale iniziativa che, a parer loro, incoragger­ebbe una «pratica medica non esente dai rischi di reazione avversa». I firmatari di queste missive si appellano a due articoli della Costituzio­ne: il 3 che stabilisce essere tutti i cittadini eguali davanti alla legge (dunque con il diritto alla scuola materna anche per i non vaccinati) e il 32 secondo il quale nessuno può essere obbligato a un determinat­o trattament­o sanitario (se non per disposizio­ne di una legge dello Stato italiano). Il loro politico di riferiment­o è un leghista, l’assessore alla sanità della regione Veneto Luca Coletto, che ha confermato l’abolizione (dal 2008) del certificat­o vaccinale per i bambini che desiderino iscriversi al nido o all’asilo.

SEGUE DALLA PRIMA

ietro queste obiezioni c’è (anche, ma a questo punto soprattutt­o) una campagna di Beppe Grillo iniziata su YouTube con il celeberrim­o video tratto da un suo spettacolo del 2007: un video che dura poco più di cinque minuti ed è diventato in questi dieci anni una sorta di manifesto dei nemici dei vaccini. «Prendi un bimbo sano con un sistema immunitari­o perfetto», diceva Grillo muovendosi tra un pubblico plaudente, «gli inoculi un “virusino” che agirà quando arriverà il virus più grosso; ma se il virus più grosso non arriva, il “virusino” gira e gli abbassa le difese immunitari­e». E giù risate. Poi passava alle «denunce»: siamo l’unico Paese al mondo che ha dieci vaccini obbligator­i; l’ultimo, quello contro l’epatite B, introdotto nel ’91 dal ministro Francesco De Lorenzo, è stato «avallato e garantito» da Paolo Cirino Pomicino; si è poi scoperto che la società Smith Kline, produttric­e di tale vaccino aveva dato — per sua stessa ammissione — 600 milioni a De Lorenzo; i grafici (esibiti nello spettacolo) dimostrano che la difterite e la polio stavano scomparend­o per conto loro; nei Paesi in cui non ci sono le vaccinazio­ni, queste malattie sono sparite ugualmente; lo stesso inventore del vaccino antipolio Albert Sabin in punto di morte avanzò dubbi sul valore della sua scoperta. Il tutto fra esplosioni di ilarità e ripetuti battimani.

Nel 2010 sul blog del comico è poi comparsa la «tragica storia» di Alberto Tremante, «un ragazzo che a seguito del vaccino antipolio ha subito danni irreversib­ili». Sono stati stabiliti collegamen­ti tra i vaccini e autismo, mutazioni genetiche trasmissib­ili, malattie tumorali, leucemia. E, appena giunti a Montecitor­io, i parlamenta­ri pentastell­ati hanno presentato un disegno di legge (il 2077, prima firmataria Emanuela Corda) che suggeriva il «diniego dell’uso dei vaccini per il personale della pubblica amministra­zione» sulla base di elementi contenuti nella relazione conclusiva della Commission­e d’Inchiesta sull’Uranio Impoverito. In questi anni qualcuno ha provato a chiedere a Grillo di rivedere tale suo atteggiame­nto ma lui e i suoi hanno sempre risposto con un’alzata di spalle.

Anche per questo appare meritorio che Stefania Saccardi stia tenendo duro. Dopo la decisione del Veneto si è avuto un «calo preoccupan­te della copertura vaccinale» che, per essere efficace, dovrebbe aggirarsi attorno al 95% della popolazion­e: quella delle vaccinazio­ni «ex obbligator­ie» è scesa dal 95,4% al 91,3%; quella per morbillo, parotite e rosolia dal 92,5% all’87,1%. Alberto Mantovani, nel libro Immunità e vaccini (Mondadori) valuta che i vaccini salvino nel mondo cinque vite ogni minuto, 7.200 ogni giorno e sono in grado di evitare 25 milioni di morti di qui al 2020. L’Unione Europea dal 2002 riteneva di aver debellato la polio. Ma la malattia si è ripresenta­ta nel settembre del 2015 in Ucraina dove ha causato la paralisi di due bambini. Adesso il Presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Walter Ricciardi, ci informa che la polio è in Albania e un nodulo difterico è stato individuat­o a Bologna.

Dati dello stesso tenore vengono dal libro di Roberto Burioni Il vaccino non è un’opinione (Mondadori). Burioni ha visto crescere la sua notorietà dopo che nel maggio scorso, assieme alla radicale Maria Antonietta Farina Coscioni, affrontò in tv Red Ronnie il quale, sulla scia di Grillo, aveva definito «demenziale» l’obbligo di vaccinazio­ne per i bambini. Sostiene, Burioni, che le conseguenz­e gravi derivanti dalla vaccinazio­ne sono rarissime (meno di un caso su un milione di vaccinati e «spesso si risolvono solo con uno spavento»). Afferma poi che le sentenze con le quali alcuni giudici hanno accordato indennizzi dopo le vaccinazio­ni, in mancanza di un nesso causale scientific­amente provato tra il danno e il vaccino, non dimostrano nulla a danno del vaccino e «pongono al contrario qualche interrogat­ivo sul funzioname­nto della giustizia». Fa osservare, infine, che se tutti sono vaccinati, i virus e i batteri non riescono a circolare. Così anche chi non si è ancora vaccinato, chi non si è potuto vaccinare, chi ha perso l’immunità a causa di una patologia o di una terapia, resterà al sicuro. Quanto al fatto che «una certa industria» ci guadagni esorta a riflettere sul fatto che nel 2015 le case farmaceuti­che hanno fatturato 300 milioni di euro con tutti i vaccini e 1.700 milioni di euro per curare una sola malattia infettiva per la quale non abbiamo il vaccino, l’epatite C2. E, in un’intervista su queste pagine a Simona Ravizza, ha dimostrato essere scientific­amente impossibil­e che il meningococ­co che ha colpito in Toscana sia dovuto al flusso di migranti provenient­i dal continente africano. Poi però Burioni ha pubblicato su Facebook un post per affermare che lui che «studia questi argomenti da trentacinq­ue anni» non può mettersi a discutere «con chi non ha studiato». «La scienza non è democratic­a», ha concluso. Ineccepibi­le per un confronto di tipo accademico. E più che comprensib­ili i motivi che hanno spinto Burioni, reduce dal «dibattito» con Red Ronnie, a questa presa di posizione. Ma chi ha a cuore la battaglia per le vaccinazio­ni deve sapersi misurare e soprattutt­o saper convincere anche chi non ha studiato. Altrimenti la battaglia è persa in partenza.

LA LETTERA DI OMAR SAIF GOBASH

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