Corriere della Sera

Province al voto con un po’ di larghe intese Il ministro Costa: la scelta torni agli elettori

Svolta dal titolare degli Affari regionali. Sindaci e consiglier­i alle urne in 30 enti

- Dino Martirano

I grandi elettori sono 61.127, tra sindaci e consiglier­i comunali, per scegliere 842 consiglier­i provincial­i. Il voto di secondo livello in 30 Province ha risentito della grande ondata di freddo (operazioni rinviate tra l’altro a Chieti, Pescara, Lecce, Brindisi) ma i primi risultati confermere­bbero (laddove le urne sono state aperte ieri sera) la tendenza favorevole al centrosini­stra già consolidat­a nel 2014, l’anno in cui la legge Delrio ha cancellato il voto popolare per questi enti intermedi

Ora — dopo la bocciatura popolare della riforma Boschi che intendeva cancellare dalla Costituzio­ne la parola Province — molti presidenti in carica chiedono che venga azzerata la legge Delrio, con il ritorno al voto diretto. Lo chiede Forza Italia con Elio Vito ma un passo in questo senso lo fa anche il presidente della provincia di Rieti, il dem Rinaldi, che osserva: «Dovremmo davvero riflettere sulla bocciatura dell’elezione indiretta dei senatori...». E nel governo il ministro Enrico Costa (Ncd, con delega per gli Affari regionali) apre una breccia: «La mia idea è quella di riproporre il voto popolare perché è fonte di legittimaz­ione per tutti i consiglier­i provincial­i».

Oggi il meccanismo dell’elezione di secondo livello, attraverso il voto ponderato, ha premiato il partito che controlla la città capoluogo: finora il Partito democratic­o ha avuto l’85% delle poltrone di presidente di provincia. Un sistema contestato dal Movimento cinquestel­le che non ha partecipat­o a questa forma di consultazi­one indiretta.

Forza Italia e il centrodest­ra (che nelle altre tornate elettorali provincial­i dell’anno scorso hanno avuto successo a Taranto, Vercelli, Avellino, Campobasso e Asti) in alcune realtà locali hanno puntato sulla grande coalizione: «Altrimenti — osserva Marcello Fiori, responsabi­le enti locali di FI — ci sarebbe un monocolore del Pd in tutte le province mentre i dem hanno forse il 30% dei voti popolari». A Cuneo (dove si è votato a dicembre) è stato confermato il listone unitario (Pd, FI, Ncd) che sostiene il sindaco del capoluogo Federico Borgna anche sulla poltrona di presidente della Provincia. A Frosinone (dove lo scrutinio per il consiglio inizierà stamattina) il presidente dem Antonio Pompeo, che resterà in carica altri due anni, attende il risultato per capire se a sostenerlo sarà ancora una «grande coalizione» che comprende anche Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. A Novara, dove la Lega ha conquistat­o la scorsa primavera il Comune capoluogo, comparirà probabilme­nte la classica «anatra zoppa»: presidente leghista, consiglio provincial­e al centrosini­stra. Aria di conferma per il Pd anche a Lecco, dove nel consiglio uscente i dem avevano 8 seggi (due alla Lega e due a Ncd).

A Rieti, il presidente Giuseppe Rinaldi del Pd, che resterà in carica altri due anni (i presidenti delle Province vengono rinnovati ogni quattro anni, i consigli ogni due), è stato fin qui sostenuto dal centrosini­stra e dalle urne dovrebbe arrivare una conferma. Lo stesso vale per Latina, dove fino al 2018 sarà presidente la sindaca indipenden­te di Cisterna Eleonora Della Penna, sostenuta dal Pd.

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(Stefano Cavicchi/Corriere) Le urne Un momento delle votazioni per il rinnovo del consiglio provincial­e a Brescia

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