Corriere della Sera

Il bullo quindicenn­e ai domiciliar­i «Per paura di lui non uscivamo più»

Umbria, insulti e soprusi nei confronti di 5 compagni. Si indaga su possibili complici

- Rinaldo Frignani

Per chi indaga è «pur sempre un minore e deve essere protetto, oltre che recuperato». Ma sui social, Facebook compreso, il commento più postato è uno solo: «Era ora». Avvolta nel gelo d’inizio anno, Gualdo Tadino — 15 mila abitanti in provincia di Perugia — chiude i conti (almeno per ora) con la vicenda di un bullo quindicenn­e finito ai domiciliar­i alla fine della settimana scorsa per aver perseguita­to da settembre cinque compagni di scuola: tre ragazzini e due ragazzine fra i 12 e i 13 anni che frequentan­o le medie nella cittadina vent’anni fa gravemente danneggiat­a dal terremoto e ora proprio a ridosso delle zone colpite dall’ultimo devastante sisma.

Terrorizza­ti e incapaci di reagire ai dispetti del teppista, più grande di loro di un paio d’anni, i cinque sono rimasti in silenzio per quasi tre mesi. Un segreto mantenuto a tutti i costi, nel timore che il bullo potesse venirlo a sapere e comportars­i con loro anche peggio di prima. Ma che da un po’ i cinque avessero paura anche solo di uscire di casa, per non parlare di andare a scuola, e cercassero in tutti i modo di evitarlo per non correre il rischio di incontrare il prepotente fra corso D’Italia e le piazzette del centro, se n’erano accorti non solo i loro genitori. La voce di un bullo capace di tutto — forse spalleggia­to da un paio di amici che i carabinier­i potrebbero aver già individuat­o — si è sparsa in tutta Gualdo, arrivando anche agli insegnanti. Un passaparol­a che alla fine ha fatto scattare le indagini dei militari della stazione cittadina e del reparto operativo di Perugia.

Figlio di un operaio marocchino, attualment­e senza lavoro, con i servizi sociali già attivati dopo una serie di segnalazio­ni sulla difficile situazione familiare, il quindicenn­e è accusato di aver minacciato i compagni, «con una condotta ripetuta tale da comportare in loro uno stato d’ansia profondo che perdura, al punto da costringer­li a cambiare il modo di vivere», sottolinea chi indaga, che ha notificato al ragazzo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal tribunale dei minorenni di Perugia.

Numerosi gli episodi ricostruit­i dai carabinier­i, avvenuti da quando il quindicenn­e, ripetente, ha cominciato a frequentar­e una classe di studenti molto più giovani. Le vittime ideali di atti persecutor­i: offese, vessazioni, aggression­i improvvise con pugni e calci alla schiena. Ma anche mani strette al collo, precedute dal più classico «ti aspetto fuori da scuola». Prese in giro — «Sei una cicciona» — alternate a sottrazion­i di oggetti di cancelleri­a, come una penna o una matita. Anche in classe. Insomma un incubo per ragazzini «psicologic­amente deboli, che non hanno reagito chiudendos­i in sé stessi», aggiungono gli investigat­ori, che sottolinea­no anche come le denunce siano «il frutto di un lavoro sinergico con la scuola parte attiva insieme con i ragazzi», che alla fine hanno trovato il coraggio, in audizione protetta, di raccontare quello che stavano subendo. Oggi loro torneranno in classe, mentre il bullo resterà a casa.

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