Corriere della Sera

Noi, gli inventori del futuro

- Paolo Ottolina

dal nostro inviato qualunque competenza. Il giovedì è il giorno dedicato alla ingiustizi­a subita: sia che si tratti di malasanità o di un’esperienza spiacevole al ristorante o di una mattinata da dimenticar­e dentro un ufficio pubblico. Il venerdì ospiteremo storie d’amore: sarà possibile inviare una lettera a chi ci sta a cuore, partner, figlio, amico caro. Il sabato parleranno i ricordi delle persone che non ci sono più: ogni anno in Italia se ne vanno 600 mila persone e in questo spazio sarà possibile ricordare chi ci ha lasciato per condivider­e con tutti i lettori perché lui (o lei) è stato importante e qual è stato il suo insegnamen­to. La domenica sarà dedicata al racconto di un lettore: può essere una storia vera o di fantasia. Ogni giorno, infine, pubblicher­emo una foto scattata con uno dei vostri smartphone: può essere una immagine di denuncia del degrado o

Pochi e in ordine sparso, ma con idee, talento ed entusiasmo: il ritratto degli innovatori italiani al Ces (Consumer Electronic Show) di Las Vegas sembra una miniatura del Paese reale. E anche del suo rapporto con la tecnologia e il futuro. Un misto di entusiasmo e di diffidenza, considerat­o che gli spunti erano brillanti ma i numeri complessiv­i del nostro Paese assai meno. Altre nazioni si sono presentate compatte e organizzat­e alla fiera hi-tech più importante dell’anno. Israele, Polonia e Ucraina ad esempio avevano gruppi nutriti. La Francia schierava ben 250 espositori. L’Italia appena 11. Una bella differenza. Mitigata in parte dal fatto che, girando tra i padiglioni, si sentiva parlare la nostra lingua anche in diverse start-up fondate all’estero, spesso negli Stati Uniti. Dalle super-moto al design, dalle tecnologie spaziali alla musica digitale: le idee nostrane a Las Vegas raccontano storie di inventori e di imprendito­ri in erba che hanno voglia di resistere alla crisi. E di guardare al futuro a testa alta, con l’orgoglio di chi crede nelle sue idee e ci prova con tutte le forze. Rischiando in proprio, spesso con pochi e risicati finanziame­nti, quasi sempre impegnando i capitali personali o di famiglia. Senza paura di cadere. Fedeli a un aforisma di Samuel Beckett che col tempo è diventato una sorta di preghiera laica della Silicon Valley: «Ho provato, ho fallito. Non importa, riproverò. Fallirò meglio». che trasmetta delle emozioni, un’alba infuocata o un cassonetto stracolmo di rifiuti. Potete scriverci utilizzand­o gli indirizzi email lettereald­ocazzullo@corriere.it e lettere@corriere.it. Ma si può raccontare una cosa direttamen­te sulle pagine Facebook create per voi lettori, che sono: «Aldo Cazzullo — Lo dico al Corriere» e «Lo dico al Corriere». Anche su Instagram si possono condivider­e le foto che vi hanno più commosso, divertito o fatto arrabbiare, aggiungend­o sempre l’account @corriere alle notizie postate. E per i tradiziona­listi, va sempre bene la mai tramontata lettera scritta a mano, da inviare (con l’intestazio­ne «Lettere al Corriere» o «Lettere Aldo Cazzullo») al Corriere della Sera, in via Solferino 28, 20121 Milano.

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