LOTTA ALLA POVERTÀ, È IL MOMENTO DI AGIRE
Il governo Gentiloni ha definito la lotta alla povertà una priorità. Questa scelta è giustificata dal fatto che l’Italia, nonostante i richiami degli organismi internazionali, è rimasta unica in Europa a non avere uno strumento nazionale contro l’indigenza mentre il problema si è aggravato: le persone in condizioni di povertà assoluta sono quasi triplicate in dieci anni, passando da 1,6 milioni nel 2006 a 4.6 milioni nel 2015, pari al 7,6% della popolazione. I poveri assoluti sono quelli, secondo la definizione Istat, non in grado di acquistare un paniere di beni e servizi «necessari a uno standard di vita minimo accettabile». Insomma, la crisi ha aumentato le diseguaglianze e non è affatto vero che nessuno sia rimasto indietro. Ad aiutare le famiglie povere (quasi 1,6 milioni) sono stati finora soprattutto gli enti locali, le parrocchie, il volontariato. Tutte queste azioni non vanno disperse ma messe a sistema con quello che sarà il reddito di inclusione. Un assegno, accompagnato da un servizio di reinserimento sociale e lavorativo, che dovrebbe sollevare le famiglie più povere, partendo da quelle con figli minori. Questo prevede il disegno di legge delega approvato dal governo Renzi. Solo che è passato ormai un anno e il provvedimento non è stato ancora approvato dal Parlamento. Ora governo e maggioranza discutono di come accelerare: se sia meglio trasformare la delega in un disegno di legge immediatamente dispositivo o approvare un decreto legge. Se il tema è una priorità, il governo non deve far altro che sciogliere in pochi giorni questo nodo e magari trovare qualche finanziamento in più. Perché con il miliardo e mezzo a disposizione quest’anno si potrà dare un sostegno, ha spiegato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, a circa 400 mila famiglie, cioè solo una su quattro di quelle in povertà assoluta. Su Corriere.it Puoi condividere sui social network le analisi dei nostri editorialisti e commentatori: le trovi su www.corriere.it