Piera Degli Esposti: psicoanalista per risolvere gialli in tv
Quando Piera Degli Esposti dice: «Ho aspettato tanto, ma finalmente il delitto si sta avvicinando a me», la prima impressione è di aver capito male. Invece no, la più grande passione dell’attrice dai mille ruoli, scrittrice, regista e molto altro, è la cronaca nera. Sono gli omicidi, i fattacci efferati, meglio se con dietro qualche mistero. E così, recitare nelle due nuove storie dei Delitti del BarLume (in onda stasera e lunedì 16, alle 21.15 su Sky Cinema Uno Hd) rappresenta per lei un passo in più verso un mondo che l’affascina da sempre: «Non amo la morte, ma penso che l’assassino, il killer, ne sia un grande conoscitore. E ne è complice: decide lui quando farla arrivare. Noi veniamo al mondo e ce ne andiamo senza aver saputo nulla sul dove, nel frattempo».
A farla riflettere, è il potere che ha l’assassino di governare qualcosa altrimenti imprevedibile: «Sì, perché mettiamo che noi facciamo questa intervista. Ci incontriamo in una stanza e lei non immagina possa succedere niente, giusto? Perché dovrebbe? E invece io la uccido e dalla stanza non esce più. Tutto perché io ho deciso che doveva morire. Affascinante no?». Insomma, il concetto è chiaro. Nella serie interpreterà una psicoterapeuta: «Un personaggio insolito perché doppio, triplo. Un personaggio misterioso, che ti fa venire più dubbi che certezze. Ha una dimensione enigmatica che non la rende prevedibile. Mi aiutata molto Filippo Timi: non sempre sul set gli uomini sono felici di avere vicino una donna con un ruolo che va al di là di certi schemi».
In terapia, ma dall’altra parte, c’è stata: «Conosco bene la seduta, ne ho fatte molte... ma non so se siano servite. In genere lo psicoanalista tace in modo strategico, io nella serie sono piuttosto interattiva». Ma il ruolo che sogna da sempre è un altro: «Quello del commissario. Amo l’indagine, sono curiosa degli altri, a differenza di tanti attori che convergono su loro stessi. Io mi chiedo che vite facciano le persone che incontro, immagino le loro storie. Ma quello del commissario per ora è un desiderio non esaudito. Però Sorrentino, quando giravamo Il divo, mi ha fatto fare una camminata alla Peter Falk, per farmi un regalo».
Gli appassionati dei delitti, come lei, sono spesso accusati di morbosità: «Anche quando c’è un incidente lungo la strada le persone d’istinto rallentano: il passaggio dalla vita alla morte fa fermare l’uomo e lo rende pensieroso. L’interesse penso sia un tentativo di capire qualcosa di più».