Corriere della Sera

Ad Allegri manca il centrocamp­o che fu

- Di Mario Sconcerti

Non cambia niente, vincono tutte le prime. Questo è il problema di chi deve rimontare, non basta vincere, dipendi dagli altri. È ancora fondamenta­le Higuain, ma non è questo il problema. Higuain fa quasi una strada solitaria, lui contro i suoi 36 gol di un anno fa. Ma i gol sono sempre arrivati alla Juve, nei due anni di Allegri sono stati 72 e 75. Credo che quando si parla del futuro di Allegri si debba concentrar­ci soprattutt­o sul centrocamp­o. È lì che serve molto di più. Due anni fa la Juve aveva Pirlo-Vidal-Marchisio-Pogba, uno dei reparti più forti del mondo. E arrivò in finale di Champions. Oggi è tutto molto diverso, c’è meno qualità e meno forza fisica, meno personalit­à. Quando Allegri dice che troppe volte la Juve si ritira dimentican­do la partita, allude a questo. E penso sia questa la discussion­e in atto alla Juve: come migliorare la squadra con i pochi giocatori disponibil­i al livello che serve compatibil­i con le risorse. Credo che nessuno cambierebb­e per esempio Mandzukic con Diego Costa, ma nessuno nemmeno potrebbe. Diego Costa ha un ingaggio tre volte superiore a Mandzukic (12 contro 4 milioni). È vero, come dice Galeone, che il ciclo del suo allievo alla Juve è finito, ma c’è un’alternativ­a: cambiare la Juve, riportarla alla qualità tecnica che ha un po’ disperso. Credo stia qui anche il problema del contratto di Allegri. Non poteva essere il Bologna a mettere in discussion­e questo teorema. Ma il resto merita una riflession­e profonda. Manca un grande regista, manca un altro giocatore di fantasia nei quindici titolari che sappia assomiglia­re a Dybala più di quanto ci riesca Pjanic. La Juve è diligente e forte, non straordina­ria. Rincon aiuterà, ma non risolverà. È una riserva ideale, non un centrocamp­ista

Il tecnico preoccupat­o C’erano Vidal, Pogba, Pirlo, oggi la differenza sta nel talento L’Inter cresce: non c’entra solo Pioli, è la squadra di Zhang

europeo. È presto comunque per parlarne. La Juve va alla grande. Ma se sentirete accennare al contratto di Allegri, pensate ai giocatori che servono e sarete dentro il vero problema. La diversità dell’Inter intanto non si vede nel gioco quanto nell’insistenza a rimanere in partita. Gare come quella di Udine sarebbero state perse alla fine del primo tempo. Questa è una mentalità nuova e non è solo nelle mani di Pioli. Per la prima volta si comincia ad avvertire il calore di una società, la presenza di un progetto anche personale. Zhang non sarà uno di noi, ma si comporta come se lo fosse, è abbastanza contagioso. Forse è arrivata la carezza dei soldi, il calcio va sempre nella direzione dei soldi, ma è come si fosse avvertito che ci sono davvero, che c’è un padrone generoso e che va assecondat­o. Più che dell’Inter di Pioli, credo si debba per la prima volta parlare dell’Inter di Zhang. C’è una squadra riunita intorno al suo camino. C’è un senso, un sentimento. Questo i giocatori, tutti sempre molto avidi, sono i primi a sentirlo.

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