Inter cinica Ha imparato a resistere e a vincere
Doppio Perisic rimonta l’Udinese Pioli: «Ora non facciamo calcoli»
Dopo tanto cercare, l’Inter finalmente una faccia ce l’ha. Il ritratto della concretezza può non piacere agli esteti, è più che convincente però per lasciarsi alle spalle un passato di esaltazioni e cadute e puntare decisi alla zona Champions League. I nerazzurri infilano a Udine la quarta vittoria, tornando a prendere gol dopo tre partite illibate, e consacrando un’idea di calcio tanto semplice quanto efficace: resistere e colpire, sfruttando i propri campioni e recuperando gli elementi fin qui in difficoltà come Perisic e Kondogbia.
La classifica resta sempre la stessa, con il terzo posto del Napoli lontano 5 punti. È cambiata però l’Inter: più metodica, cinica, sicura di sé. L’Udinese l’ha strapazzata per tutto il primo tempo, l’ha morsicata con un gran gol di Jankto e avrebbe potuto finirla prima con De Paul, la cui girata ha sbattuto sul palo, e poi in un altro paio d’occasioni su cui Handanovic si è esaltato.
L’Inter è una squadra con limiti difensivi evidenti, con una manovra appesantita non appena Brozovic s’inceppa o Candreva non si illumina, facile a innervosirsi per un errore, però è diventata pure una formazione in grado di non arrendersi, vogliosa di reagire e rimanere nel match fino alla fine. «Volevamo fare la partita noi senza dare coraggio agli avversari, ci siamo innervositi all’inizio per un paio d’errori. Però abbiamo messo in campo una volontà e una generosità importante e cercheremo di incrementare la striscia positiva che inizia a diventare interessante», è stata la lucida analisi di Pioli che continua la sua rincorsa al terzo posto: un mese fa sembrava follia solo parlarne.
L’Udinese si è divertita un tempo, buttando sale sulle ferite aperte dell’Inter. L’avvio intenso di Jankto e Fofana ha mandato in apnea Brozovic e Kondogbia, ma al solito è stato D’Ambrosio a essere preso di mira e martellato, finché non è capitolato e si è aperto troppo nell’azione del vantaggio friulano. Spento Candreva a destra, cancellato Banega da Delneri che gli ha piazzato addosso Kums, tagliati i rifornimenti a Icardi, i nerazzurri hanno galleggiato rischiando di affondare, prima di trovare nei minuti di recupero il pari di Perisic, aiutato da un errore del portiere avversario. La rete ha trasformato il croato, l’ha restituito più leonino nella ripresa e Pioli ha aiutato la squadra con l’inserimento di Joao Mario. Il portoghese ha dato velocità, l’Udinese è calata e nella testa dell’Inter si è fatta strada la convinzione di poter prendersi tutto. Così è successo al tramonto del match, quando Perisic è svettato per in area per affondare la doppietta e far esplodere i rimpianti dell’Udinese.
La nuova Inter non ha più maschere, risale spedita. Pioli aspetta Gagliardini e non si monta la testa. Ha detto di volare basso pure al figlio del patron di Suning, Stevan Zhang, giustamente raggiante per la vittoria. «Steven a fine gara è venuto a dirmi: “Bella vittoria, ma difficile oggi eh?”. In Italia di facile non c’è nulla, gli ho ripetuto. E allora evitiamo di parlare di calendario non impossibile, guardate il Napoli, doveva vincere in scioltezza con la Samp e non l’ha fatto». A Udine invece l’Inter è passata e non era facile per nulla. Qualcosa è cambiato, forse tutto.