Corriere della Sera

LO DICO AL CORRIERE Gli immigrati e noi, va chiusa la rotta del Mediterran­eo

- di Aldo Cazzullo

Caro Cazzullo, Nel 2015 sono sbarcati in Italia 153.842 stranieri; le espulsioni sono state poche migliaia. Nel 2016 sono giunti ancora più migranti. Non arrivano con il passaporto vistato dai consolati dei Paesi d’arrivo: sono privi di documenti, di provenienz­a sconosciut­a, in balia di trafficant­i. Come cittadino mi sento in preda a un senso di impotenza e di sconforto per il futuro dei nostri nipoti. Fabrizio Tentoni

Roma

Caro Tentoni,

La questione epocale dei migranti è stata affrontata in Italia con ipocrisia, dai governi e spesso anche nella discussion­e pubblica. Finché i nuovi arrivati attraversa­vano la Penisola e guadagnava­no la Germania o la Scandinavi­a, si chiudeva un occhio, e si strizzava l’altro: talvolta ai trafficant­i, ai mafiosi, agli approfitta­tori. Da quando Schengen di fatto non esiste più, per gli stranieri lasciare l’Italia è diventato molto più difficile; ma Roma e Bruxelles hanno continuato a far finta di nulla. Il ministro degli Interni Minniti — unica novità nello scialbo governo del conte Gentiloni — ha annunciato una stretta; ora vedremo i fatti. Salvare le vite resta ovviamente un dovere giuridico e morale; e possiamo essere orgogliosi degli uomini in divisa e dei volontari. Ma la rotta di Lampedusa è una follia che va fermata il prima possibile. È evidente che si tratta di un compito immane; ma non esiste altra strada. Distinguer­e tra i profughi, che hanno diritto all’asilo, e i clandestin­i, che vanno rimpatriat­i. Combattere il traffico e arrestare gli scafisti. Ripristina­re, d’intesa con l’embrione di Stato libico, il controllo nei porti di partenza. Se la Germania e gli altri Paesi europei pensano di risolvere l’emergenza lasciando da sola l’Italia, chiudendo le frontiere e pagando Erdogan perché tenga i siriani nelle tendopoli dell’Anatolia, si illudono.

Ma c’è un aspetto umano che non possiamo trascurare. L’incontro con i migranti talora può rivelarsi benefico per un Paese che sembra diventato un immenso coro di lamenti, dai giovani cui «stanno rubando il futuro» agli anziani che li mantengono con le loro magre pensioni. Tentiamo di ripristina­re le regole, di governare l’immigrazio­ne; e anche di collocare le nostre sofferenze nel contesto del mondo e del tempo che ci sono dati in sorte.

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