Corriere della Sera

Patto con il giornale d’opposizion­e? L’audio che mette nei guai Netanyahu

Il premier israeliano avrebbe offerto di ostacolare la concorrenz­a. Ora rischia grosso

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Davide Frattini @dafrattini

Le guardie della prigione di Ma’asiyahu ricordano ancora quando il vecchio Noah Mozes, in visita con altri direttori di giornali, lasciò il gruppo per sedersi con un sorriso sulla panchina della mensa dove aveva passato qualche mese, pranzi e cene. In carcere era finito per aver permesso al figlio Arnon (detto Noni) di guidare l’auto di famiglia ancora minorenne causando un incidente mortale.

I Mozes possiedono un impero editoriale fin dagli anni Trenta e dalla fondazione di Yedioth Ahronoth, per decenni il giornale più venduto di Israele e da almeno un paio il più odiato dal primo ministro Benjamin Netanyahu. Che non dimentica il sostegno dato a Shimon Peres nelle elezioni del 1996: Peres perse per l’1 per cento dei voti e Yedioth vinse un nuovo nemico. Alla guerra tra il politico più resistente del Paese e il mogul dei media è stato anche dedicato il saggio «Bibi contro Noni» — i nomignoli non addolcisco­no lo scontro — scritto dal professor Doron Navot dell’università di Haifa.

Tutto sano, tutto democratic­o. Se non fosse che in questi giorni è emersa una registrazi­one del 2014 in cui il Secondo e il Quarto potere cercavano di mettersi d’accordo, di firmare un armistizio che garantisse a entrambi la permanenza più lunga possibile al vertice. Di Netanyahu come capo del governo (è in corsa per battere il record di David Ben-Gurion, padre fondatore della patria); di Noni Mozes, che ha ereditato il colosso, come leader della stampa e dell’informazio­ne via Internet.

In sostanza il primo ministro ha offerto al magnate di ridimensio­nare il principale concorrent­e — quell’Israel Hayom lanciato sul mercato proprio per sostenere Netanyahu — in cambio di articoli e editoriali più favorevoli da pubblicare su Yedioth. Nel 2007 il miliardari­o ebreo americano Sheldon Adelson ha riversato i dollari guadagnati con i casinò a Las Vegas in un quotidiano da distribuir­e gratis per le strade di Israele. Da allora Israel Hayom ha insediato (e superato) il primato di Yedioth come giornale più letto e gli avversari di Netanyahu lo hanno paragonato al suo foglio di propaganda privato. Gli avversari e gli alleati: Avigdor Liberman, ministro della Difesa e immigrato dall’ex Unione Sovietica, lo chiama «la Pravda»; Naftali Bennet, ministro dell’Educazione, lo definisce «portavoce di una sola persona».

Il nastro con il colloquio segreto, diffuso dal telegiorna­le del Canale 2, sarebbe stato recuperato durante una perquisizi­one in casa di Ari Harow, già consiglier­e del premier e indagato in un’inchiesta per reati finanziari. Era stato il suo capo a chiedergli di registrare la conversazi­one che adesso potrebbe portarlo alle dimissioni, anche se la stretta di mano con il proprietar­io di Yedioth non avrebbe portato a cambiament­i nella linea del giornale. Un anno dopo la chiacchier­ata sotto accusa il primo ministro attaccava il quotidiano per «aver orchestrat­o una ridicola campagna di diffamazio­ne contro di me». Anche Netanyahu è stato interrogat­o due volte una settimana fa in un’altra indagine per un possibile caso di corruzione: avrebbe ricevuto regali non dichiarati da uomini d’affari, comprese consegne frequenti di costosi sigari accompagna­ti da bottiglie di champagne rosé. I suoi avvocati sostengono che non siano stati commessi reati e per ora le due inchieste sono separate.

«I media sono la sua preoccupaz­ione più grande — scrive il quotidiano liberal Haaretz — dagli sforzi per riscrivere la verità sul ruolo del fratello Yoni nelle operazioni delle forze speciali alle apparizion­i sulle television­i americane quand’era ambasciato­re alle Nazioni Unite, dall’ossessione con cui verifica chi e come ha parlato di lui alle grinfie che vuole piazzare su Facebook o Twitter». Un’ossessione condivisa in famiglia, la moglie Sarah considera Noni Mozes il capo della cospirazio­ne e Yair Lapid uno dei suoi consociati fin da quando scriveva per Yedioth e ancora di più con la decisione di entrare in politica tre anni fa. Proprio Lapid viene dato in testa nel sondaggio pubblicato ieri dal quotidiano Maariv: 27 seggi contro i 22 del Likud di Netanyahu, che sta già subendo l’effetto scandali.

La registrazi­one È emerso un audio che risale al 2014 tra Bibi e l’editore di «Yedioth Ahronoth» L’inchiesta La conversazi­one adesso potrebbe portare il premier alle dimissioni

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