Marcelo Crivella, ex «vescovo» evangelico, è il nuovo primo cittadino «per disegno divino» E punta anche più in alto
Tutto si può dire di Marcelo Crivella, tranne che sia un uomo qualunque. Ingegnere, compositore, pastore evangelico, ex tassista e missionario in Africa, cantante gospel (stile brasiliano), senatore e dal primo gennaio sindaco di Rio de Janeiro, oltre sei milioni di abitanti. Lui stesso «confessa» nella sua ultima hit, Seu Israel (sono Israele) dall’album «Dio vede»: «Sono stato creato per lottare e vincere, senza paura, per prevalere come la luce sulle tenebre. Io vincerò».
Ha vinto, in effetti. L’ex vescovo della Chiesa Universale del Regno di Dio (fondata da suo zio, Edir Macedo), al ballottaggio dello scorso ottobre, ha umiliato la sinistra con il 59 per cento dei voti. Merito degli elettori evangelici, i più poveri e meno istruiti, quelli che finora non si prendevano neppure la briga di andare alle urne. «Ringrazio i miei fratelli, oltre il 90 per cento degli evangelici di Rio mi ha votato», ha dichiarato il neosindaco nel suo discorso di investitura, attribuendo il suo successo ad un «disegno di Dio».
Non è l’inizio di una teocrazia, e Crivella non è un miracolato dalla fede. Politico conservatore di lungo corso, ha navigato a vista per oltre vent'anni nei Palazzi di governo, fra Rio e Brasilia, servendo anche come ministro della Pesca sotto l’ex presidente (di sinistra) Dilma Rousseff. Quando il vento è cambiato, Crivella e il suo Partido Republicano Brasileño — ferocemente anti abortista e autore di un disegno di legge che obbligherebbe gli psicologi a curare l’omosessualità come «devianza» — hanno virato assieme agli altri e votato l’impeachment di Rousseff.
Ora, però, gli evangelici non si accontentano più di fare proselitismo o da spalla ad altri partiti. Marcelo è la loro avanguardia, alla guida di una delle megalopoli più grandi, pericolose e iconiche del mondo. Una città, Rio, che il neosindaco, scimmiottando Trump, vorrebbe difendere con un muro «come quello di Gerusalemme, perché non entrino più armi e droga». Parole forti, che sembrano una eco delle sue posizioni oltranziste in materia di aborto (ancora vietato in Brasile), famiglia e omosessualità.
Durante la campagna elettorale