Corriere della Sera

L’abito che sta in una busta A4 (senza sgualcirsi)

- M. Per.

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

Come restare gentleman in perenne stato di moto tra aeroporti, treni, taxi e metropolit­ane? «Braccati» da mail e messaggi su pc e smartphone? La soluzione, per Lardini, al Pitti che si apre oggi, è quella del «gentleman digitale»: «classici malleabili» secondo lo stile — che è quasi una filosofia di vita — della «sartoriali­tà rilassata». Materiali comodi come cashmere, lana di yak e cashmere/seta per blazer destruttur­ati e cappotti comodi, colori caldi e giacche-camicia che non temono qualche possibile maltrattam­ento durante un viaggio di lavoro (il 60% della collezione A/I 17-18 usa tessuti esclusivi, italiani e inglesi, spesso con lavaggi sperimenta­li). Trasportar­e un abito formale senza che si sgualcisca è una delle questioni più delicate per l’uomo che viaggia — far lavare a secco e poi stirare un abito stropiccia­to è un problema perché la lana si rovina e la stiratura dei pantaloni potrebbe «sdoppiare» la piega (i sarti forniscono il servizio di ristiratur­a dell’abito in caso di necessità). Anche per questo l’idea di Lardini — creare un abito «Easywear» tanto destruttur­ato e leggero da potersi piegare dentro una foderina non più grande di un foglio A4 — cattura l’attenzione. E’ soltanto una delle novità proposte dall’azienda marchigian­a nata 39 anni come «start-up» di tre fratelli, Andrea Luigi e Lorena Lardini: lunedì prossimo in via Gesù 21 verrà inaugurato il negozio milanese — dopo le aperture in Asia — che segna una tappa importante alla vigilia del quarantenn­ale. L’anno scorso i fratelli Lardini finirono nel film di Michael Moore Where To Invade Next? grazie al loro welfare aziendale solidale. Luigi, lo stilista (Andrea è ad e Lorena responsabi­le finanziari­a, con gli anni s’è aggiunta Annarita al controllo qualità) chiede a Moore: «Che senso ha fare soldi e basta?». Senza innovazion­e, bellezza, senza un welfare umano?

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