Corriere della Sera

Crisi Alitalia, il richiamo del governo «Prima il piano, poi il dossier esuberi»

Vertice da Delrio e Calenda: 2-3 settimane per un progetto «dettagliat­o e condiviso»

- Fabio Savelli

Il piano industrial­e per i prossimi cinque anni di Alitalia c’è già, ma il governo chiede che sia condiviso da tutti gli azionisti. È un documento di 158 pagine redatto dall’amministra­tore delegato Cramer Ball. Ciò che manca (ancora) è la conoscenza «dettagliat­a» da parte di tutti gli interlocut­ori. Soprattutt­o le due banche, azioniste e creditrici: Intesa Sanpaolo e Unicredit. Disposte a convertire ulteriori crediti in azioni per credere ancora in una compagnia in grado di tornare all’utile. Da oggi e per i prossimi giorni Ball incontrerà tutti i soci per spiegare come intende rovesciare la compagnia come un calzino. Rivoluzion­ando la strategia sul corto e medio raggio. Chiudendo, se necessario, alcune tratte fortemente in perdita. E ampliando, se possibile, l’offerta sul lungo raggio. Il più remunerati­vo. Soprattutt­o verso il nord-America. Con la sponda del governo, attivando le relazioni bilaterali con gli Stati Uniti per convincere Delta Airlines a concedere i diritti di volo verso alcune destinazio­ni (San Francisco e Los Angeles).

Ieri all’incontro al ministero dello Sviluppo c’era Gaetano Micciché, di Intesa Sanpaolo, neoconsigl­iere di Alitalia. Gianni Franco Papa, direttore generale di Unicredit. E anche Giovanni Castellucc­i, amministra­tore delegato di Atlantia, azionista di Alitalia. Soprattutt­o il rappresent­ante della holding

In consiglio James Hogan verso l’uscita, al suo posto entrerebbe un membro del governo emiratino

a monte dell’aeroporto di Fiumicino, hub di riferiment­o della compagnia. E poi c’era l’esecutivo. Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo e Graziano Delrio, titolare delle Infrastrut­ture. Entrambi hanno chiesto di avere in mano il piano dettagliat­o quanto prima. Per cominciare a discutere di esuberi. Le ricadute sociali ci saranno. Alitalia ha bisogno di un’importante sforbiciat­a ai costi di struttura. E l’azienda è sovradimen­sionata, almeno in rapporto alle concorrent­i, nel personale di terra e negli uffici. I vertici di Alitalia, per questo, incontrera­nno domani i sindacati per capire come ridurre al minimo l’impatto sui lavoratori. Saranno necessari gli ammortizza­tori sociali e piani di ricollocaz­ione per le eccedenze. All’incontro non c’era Luca Cordero di Montezemol­o, presidente di Alitalia. Era ad Abu Dhabi per incontrare gli azionisti di Etihad per convincerl­i della necessità di una svolta. Anche per non lasciare quote di mercato ai rivali Emirates e Qatar Airways. Etihad è controllat­a dal governo emiratino. Fonti vicine al dossier rivelano la necessità da parte delle banche di una discontinu­ità nel rapporto con Etihad, al 49% di Alitalia. James Hogan, attualment­e vicepresid­ente della compagnia, sarebbe verso l’uscita. Nel consiglio di amministra­zione dovrebbe entrare un componente del governo di Abu Dhabi, socio a monte di Etihad. Perché, è il ragionamen­to, è necessario un confronto stretto tra gli azionisti in Consiglio. L’identikit sarebbe quello di Ahmed Ali Al Sayegh, anche nel direttorio dell’authority dell’Energia di Abu Dhabi.

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