Corriere della Sera

Colf e badanti: quei dubbi sul lavoro nero che aumenta

- Di Rita Querzé

Nel 2015 gli italiani hanno assunto in regola 886 mila lavoratori domestici. Lo ha certificat­o ieri una ricerca della fondazione Leone Moressa. L’indagine dice che colf e badanti sono diminuite: meno 2,3%. Colpa della crisi, si potrebbe pensare. Ma la lettura potrebbe essere anche un’altra. «Non è da escludere che nel settore stia aumentando la quota di lavoratori in nero», avverte Andrea Zini, vice presidente di Assindatco­lf, associazio­ne delle famiglie datrici di lavoro. Da notare che parliamo già di un settore in cui, secondo stime Assindatco­lf, i lavoratori in nero sono più dei regolari, addirittur­a il 53%. Una situazione che non garantisce nessuno. Non i lavoratori. E nemmeno le famiglie che spesso affidano figli o genitori anziani a persone senza qualifiche, in condizioni in cui la mancanza di chiarezza rispetto a diritti e doveri reciproci rende tutto più incerto. La fondazione Leone Moressa fa presente che la spesa delle famiglie per colf e badanti è di 7 miliardi l’anno di cui poco meno di un milione versati sotto forma di contributi e 416 in Tfr. Ma spesso i collaborat­ori domestici stranieri non arrivano a incassare la pensione perché tornano al loro Paese. I soldi restano così all’Inps. «Il vero incentivo all’emersione del nero sarebbe l’introduzio­ne di sgravi fiscali come in Francia», auspica Zini. E i voucher? «Nel nostro settore non hanno aiutato l’emersione del nero».

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