Corriere della Sera

Scandalo diesel, i vertici sapevano due mesi prima

- @danilotain­o DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Danilo Taino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Accusa dirette dell’Fbi al «management esecutivo» della Volkswagen: sarebbe stato informato da suoi alti dirigenti americani già nel luglio 2015 dell’imbroglio in corso sulle false emissioni di scarico e avrebbe deciso di non denunciarl­o alle autorità. L’azienda tedesca fu costretta a farlo, su iniziativa delle agenzie di controllo degli Stati Uniti più di un mese dopo, nel settembre.

Ieri si è anche tenuta un’udienza contro Oliver Schmidt, che era il general manager della Volkswagen responsabi­le dell’ufficio ambientale e ingegneris­tico in Michigan. Arrestato sabato scorso in Florida, è accusato di frode e di cospirazio­ne nella mancata denuncia del meccanismo che consentiva ai motori diesel del gruppo di fare apparire emissioni fino a 40 volte più basse in laboratori­o rispetto alla realtà.

L’Fbi ha fatto sapere che verso la fine del luglio 2015 Schmidt e altri dipendenti occupati in America dalla casa automobili­stica avevano informato il management esecutivo di Wolfsburg della «esistenza, finalità e caratteris­tiche» del congegno fraudolent­o. Durante una riunione in Germania i vertici del gruppo discussero anche la possibilit­à che l’imbroglio venisse alla luce e che l’azienda fosse messa sotto accusa: ciò nonostante, decisero di continuare a tenere nascosta la situazione. «Nella presentazi­one – dice l’Fbi – i dipendenti della Vw assicuraro­no il management esecutivo che i regolatori americani non erano a conoscenza del dispositiv­o ingannevol­e. Invece di decidere per la rivelazion­e del dispositiv­o alle autorità Usa, il management esecutivo della Vw autorizzav­a la continuazi­one del suo occultamen­to». L’Fbi parla di comportame­nto ingannevol­e deliberato: ciò nonostante non ha avanzato accuse di reati criminali contro la Volkswagen.

Molti membri del top management della casa tedesca sono già stati allontanat­i, sull’onda dello scandalo, a cominciare dall’ex numero uno operativo Martin Winterkorn. Ciò nonostante, le accuse avanzate ieri e l’iniziativa giudiziari­a in corso sono un nuovo colpo alla reputazion­e del gruppo, che 15 mesi dopo lo scandalo fatica a presentars­i, soprattutt­o negli Stati Uniti, come un’azienda che ha cambiato radicalmen­te modi di operare. Nei prossimi giorni, tra l’altro, è atteso l’accordo tra la Volkswagen e il Dipartimen­to alla Giustizia americano sulla base del quale i tedeschi dovrebbero essere multati per circa tre miliardi di dollari. Per fare fronte a multe, ricorsi dei dealer e azioni giudiziari­e dei clienti, il gruppo di Wolfsburg ha messo a bilancio riserve per quasi 19 miliardi di dollari. In più, ha chiuso il progetto diesel in America, sul quale aveva puntato pesantemen­te negli anni passati per penetrare il mercato Usa, progetto che è all’origine dell’imbroglio sui test per i gas di scarico.

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