Corriere della Sera

Fede nei giovani e nella possibilit­à di una «terza via»

- Di Maurizio Ferrera

Zygmunt Bauman era uno degli ultimi eredi della «teoria critica» novecentes­ca. Traendo spunti da diverse scienze sociali, lo studioso ebreopolac­co (poi diventato cittadino britannico) ha esplorato alcuni passaggi cruciali dello sviluppo europeo, disvelando­ne con acutezza le logiche sottostant­i. Il suo nome è legato alla metafora della «modernità liquida», la fase storica in cui oggi ci troviamo. Dal Seicento in poi, in Europa ha prevalso una logica di controllo pervasivo della natura e della società. Il mondo della vita individual­e era stato compresso in schemi sempre più ordinati e «solidi». Guadagnand­o in sicurezza e prevedibil­ità, ma perdendo in autonomia e libertà.

Nell’ultimo sessantenn­io il ciclo si è invertito. Benessere e consumi hanno destabiliz­zato il vecchio ordine e creato nuove libertà ma anche alimentato una mentalità «eudemonist­ica», basata sulla rincorsa di piaceri effimeri. Se, durante la modernità solida, la sicurezza senza libertà stava conducendo a una nuova schiavitù, la libertà senza certezze della modernità «liquida» può invece portare a un indecifrab­ile caos.

La globalizza­zione ha accentuato questo rischio. Al quale molti gruppi sociali possono rispondere con richieste di nuove protezioni e chiusure. C’è una terza strada da seguire? Lo studioso polacco non era pessimista. Ma ha sempre ripetuto che per raggiunger­e un nuovo equilibrio ci vorrà molto tempo. I giovani di oggi saranno i protagonis­ti di questa transizion­e. Ma dovrebbero prendere di petto la sfida dell’incertezza e rinunciare all’illusione che la vita possa essere una sequenza continua di «piaceri e regali». Con garbo e umanità, Baumann ha ispirato il suo personale viaggio come uomo all’insegna del famoso motto di Goethe: la felicità consiste nel superare, giorno dopo giorno, l’infelicità.

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