Tavecchio: «Utopia la A a 18». Ma spunta il giudizio di qualità
Il presidente rinuncia a ridurre le squadre, però studia un meccanismo di valutazione per i club
«Diminuire il numero delle squadre in serie A è pura utopia», racconta Carlo Tavecchio a Radio Anch’io lo sport e in qualche modo è una sconfitta. Ma non una resa. La riforma dei campionati è un chiodo fisso del presidente federale. Faceva parte del suo programma elettorale e ha provato a lavorare sullo snellimento dell’area professionistica già sei mesi dopo l’insediamento in via Allegri. «Però mi sono scontrato con un muro invalicabile. Scendere da 20 a 18 squadre è impossibile perché servirebbero due terzi dei voti». Cioè 14-15 società su 20. Una missione impossibile. Presidente Carlo Tavecchio sarà rieletto il 6 marzo (LaPresse)
Così Tavecchio ha cambiato strategia. «Ho fatto valutazioni diverse». Inutile lo scontro frontale. Dall’estate le componenti stanno lavorando per introdurre un nuovo rating nel calcio professionistico. Il progetto si pone come obiettivo quello di introdurre, all’interno del sistema delle licenze nazionali, un meccanismo di valutazione che misuri il grado di qualità delle società. Su questa base la Lega di Milano è pronta al confronto e ha accettato il dialogo. Anche alla Confindustria del pallone conviene avere club sani, ben strutturati, con impianti migliori e un settore giovanile forte.
In linea di massima alle società in possesso della licenza nazionale verrà assegnato un punteggio che sarà la base da cui poi saranno sottratti i punti per ogni fattore che non risponderà ai requisiti richiesti. I criteri saranno economico finanziari, strutturali (cioè sugli impianti) e sportivi-organizzativi. Per rientrare nei parametri le società dovranno impegnarsi allo spasimo. In ogni caso l’area professionistica, se Tavecchio sarà rieletto il prossimo 6 marzo (la data non è ancora ufficiale), dimagrirà. Resta l’idea di snellire l’area professionistica: da 102 società si può arrivare sino a 80 La regola del diciotto, potrebbe diventare quella del «venti»: cioè 20 squadre in A, 20 in B e due gironi da 20 in Lega Pro. Il taglio sarebbe di non poco conto: da 102 società sino a 80. «Ma la Lega di Milano deve rendersi conto della complementarietà delle Leghe sottostanti: se funziona bene è perché sotto c’è chi fornisce la manodopera», dice ancora Tavecchio. Servono una cinquantina di milioni per accompagnare il dimagrimento senza traumi. In via Rosellini non ci stanno: troppi soldi. E la riforma resta lontana.
Il progetto