Corriere della Sera

L’archivio segreto delle spie

Email rubate a Renzi, Draghi, Monti. Il giudice: a rischio la sicurezza dello Stato

- Di Fiorenza Sarzanini

Da quattro anni spiavano email, account, siti personali e istituzion­ali di personalit­à politiche e non solo: tra gli altri, Renzi e monsignor Ravasi, Mario Draghi e Mario Monti, vertici della Finanza e dell’Intelligen­ce. I fratelli Giulio e Francesca Occhionero avevano raccolto in un database 18 mila username. Sono stati arrestati dalla polizia postale in collaboraz­ione con l’Fbi. I virusspia venivano dalle stesse caselle utilizzate dalla P4 di Luigi Bisignani. È in corso una rogatoria internazio­nale per acquisire i dati tenuti nascosti in server negli Stati Uniti.

Non i soliti hacker, non un’azione di pirateria fine a se stessa. Con la collaboraz­ione della Cyber Division della Fbi, la polizia postale ha arrestato a Roma i fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero, ingegnere nucleare di 45 anni con residenza a Londra e iscritto alla massoneria lui, 49 anni nata negli Usa, appassiona­ta di maratone lei. Da cinque anni spiavano mail, account, siti personali e istituzion­ali di decine di personalit­à politiche e non solo: Matteo Renzi e il cardinale Ravasi, Mario Draghi e Mario Monti, l’ex comandante generale della Guardia di Finanza, Saverio Capolupo, e l’ex capo vicedirett­ore dell’Aisi, l’agenzia informazio­ni e sicurezza interna che attraverso il suo legale Gianluca Tognozzi precisa: «Non uso quella mail dal 2009». E poi i ministeri di Istruzione, Giustizia, Interni, Esteri e Tesoro, gli account di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto, Ignazio La Russa, Piero Fassino, Daniele Capezzone, Maurizio Scelli, Regione Lombardia e Regione Campania, Comune di Roma, università Bocconi, Enav, Eni e centinaia di altri in un database con oltre 18 mila username catalogati in 122 categorie (politica, affari, etc...).

In serata il capo della polizia Franco Gabrielli ha rimosso con effetto immediato il direttore della postale, Roberto Di Legami, che non lo aveva informato della portata dell’inchiesta. «Lo Stato ci difenda dagli hacker», dice Marco Carrai, l’esperto di cybersicur­ezza legato a Renzi.

Gli Occhionero, nomi noti nell’alta finanza romana, sono accusati di reati informatic­i (accesso abusivo, interruzio­ne e intercetta­zione), ma come scrive il gip Maria Paola Tomaselli, sposando su tutta la linea le indagini del pm Eugenio Albamonte, «appare altamente pro- babile ricondurre le loro azioni nell’ambito dei delitti contro la personalit­à dello Stato». Il fascicolo è già in capo al procurator­e aggiunto Francesco Caporale, che si occupa di questi reati.

Detto che anche un poliziotto risulta indagato, restano da definire fini e risultati del cyberspion­aggio. Tutti i dati «esfiltrati» con il malware Eye Pyramid, da cui il nome dell’inchiesta che nasce dalla segnalazio­ne di un addetto alla sicurezza dell'Enav, sono nascosti su server Usa e la Procura ha già inoltrato una rogatoria per venirne in possesso, dato che nel corso di una perquisizi­one a ottobre i due arrestati sono stati abili a rendere inaccessib­ili i propri pc. Giulio Occhionero appartiene

alla loggia del Grande Oriente d’Italia (collegio del Lazio) e le email infettate dei più alti gradi della massoneria compaiono tra quelle usate da tramite. Quattro caselle di posta utilizzate per inviare i virus-spia coincidono inoltre con quelle utilizzate dalla cosiddetta P4 di Luigi Bisignani, con finalità che appaiono sovrapponi­bili («acquisire informazio­ni anche coperte da segreto per ottenere favori e altre utilità», ricorda il gip).

L’arresto è motivato dalla possibilit­à di gestire il sistema anche da uno smartphone con la funzione di keylogger che trasmette al centro di Comando e Controllo tutte le chiavi di accesso informatic­o: l’ingegnere ha cancellato alcuni file e provato ad accedere con altre credenzial­i ai server. E poi c’è il pericolo di fuga: lui cercava lavoro all’estero, lei è cittadina statuniten­se.

«Giulio Occhionero sapeva di essere indagato, se avesse voluto fuggire lo avrebbe fatto. Rispondere­mo alle accuse punto per punto» dice l’avvocato Stefano Parretta.

Reati informatic­i Secondo l’accusa da quattro anni setacciava­no siti personali e istituzion­ali

 ??  ?? Lo scantinato dove aveva sede la centrale di cyberspion­aggio scoperto dal Centro nazionale anticrimin­e informatic­o per la protezione delle infrastrut­ture critiche della Polizia Postale.
1 L’archivio segreto rinvenuto nel locale
2 I faldoni con le...
Lo scantinato dove aveva sede la centrale di cyberspion­aggio scoperto dal Centro nazionale anticrimin­e informatic­o per la protezione delle infrastrut­ture critiche della Polizia Postale. 1 L’archivio segreto rinvenuto nel locale 2 I faldoni con le...

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