Corriere della Sera

Obama a Trump: non guardare indietro

- Di Giuseppe Sarcina

Speranza, impegno, giovani, eguaglianz­a: sono le parole più ricorrenti nell’ultimo discorso da presidente degli Usa che Barack Obama ha tenuto nella notte. Il 20 gennaio lascerà il posto a Trump. Un bilancio rivendicat­o con puntiglio, dal lavoro alla sanità, alla politica estera: temi su cui «The Donald» prepara un cambio di rotta.

L’addio Barack Obama, 55 anni, lascia la presidenza Usa dopo due mandati consecutiv­i: si insediò alla Casa Bianca il 20 gennaio 2009

Dal suo quartiere di Chicago, dove persino la poltrona del barbiere abituale è diventata un pezzo da museo, Barack Obama pronuncia il suo ultimo discorso da presidente. Un bilancio combattivo e, nello stesso tempo, secondo le anticipazi­oni diffuse nella giornata di ieri, uno schema programmat­ico per il futuro del partito democratic­o. Tra le parole più ricorrenti: «speranza», «impegno», «giovani», «eguaglianz­a».

Il 20 gennaio il primo presidente afroameric­ano lascerà il posto a Donald Trump. Obama arriva al traguardo con un tasso di «approvazio­ne popolare» pari al 58%, dietro solo a Bill Clinton (61%) e a Ronald Reagan (63%). Il miliardari­o newyorkese, invece, entra nello Studio Ovale, dopo aver preso complessiv­amente 2,2 milioni di voti meno di Hillary Clinton e al cospetto di una parte del Paese apertament­e ostile. Obama, in prima battuta, si rivolge proprio a questi cittadini delusi, inquieti, depressi. La storia degli Stati Uniti d’America, dice, si sviluppa su orizzonti ampi: è un lungo cammino che offre sempre opportunit­à di migliorame­nti, di cambiament­i, di «speranza», appunto.

Il presidente non rinuncia al confronto a distanza con Trump. Lo fa, però, appellando­si ai «valori» fondanti dell’America, non all’attualità politica. Insiste sulla «diversità» di origini, di fede, di opinioni: è questo che rende speciale la democrazia più forte del mondo. Concetti anticipati da Michelle Obama nel saluto alla Casa Bianca il 6 gennaio scorso. Non a caso: la first lady ha un picco di popolarità clamorosa: 72% di gradimento.

Poi arriva il momento dei dati, un bilancio di otto anni reso ancora più puntiglios­o, quasi un contrappun­to al fiume di «tweet» di «The Donald». Il lavoro, innanzitut­to: 15 milioni di posti creati dal 2010; il Prodotto interno lordo che cresce al tasso del 3% (dato dell’ultimo trimestre); l’incremento dei salari medi e i progressi nella lotta alla povertà. Numeri che non sono bastati per confermare la leadership democratic­a. Segno che la ripresa non ha toccato nello stesso modo tutte le fasce sociali. Come dimostrano le statistich­e: in diversi Stati, dalla Florida all’Ohio, dal Michigan al Wisconsin, il reddito medio del 2015 era ancora inferiore al livello pre crisi del 2008.

Il presidente non lo nasconde: c’è ancora molto da fare per ridurre le ineguaglia­nze, per distribuir­e meglio i benefici della crescita. Per mesi ha cercato di convincere gli americani che non ci fosse una persona migliore di Hillary per continuare l’opera. Invece si avvicina il momento della rottura, del cambiament­o traumatico. L’effetto è frastornan­te per l’opinione pubblica. Nel pomeriggio apprende che Trump chiederà al Congresso di cancellare subito la riforma sanitaria, l’Obamacare. E ieri sera ascolta il presidente difendere con intatta convinzion­e un sistema che «ha consentito ad altri 20 milioni di americani di vivere tranquilli con una protezione assicurati­va».

Le tv trasmetton­o le audizioni dei nuovi ministri: personaggi che sembrano vivere in un mondo diverso da quello descritto da Obama. La politica estera, argomenta il presidente, si è affidata alla diplomazia: non ci sono state altre guerre e circa 180 mila militari sono potuti tornare a casa dall’Iraq e dall’Afghanista­n. Ma le intese con l’Iran e l’apertura a Cuba ora potrebbero essere rimesse in discussion­e. Il cambiament­o climatico resta un’emergenza epocale, nonostante lo scetticism­o diffuso nella squadra di Trump. Obama rivendica il successo dell’accordo internazio­nale di Parigi. Rafforzare l’educazione pubblica è una priorità, anche se la nuova amministra­zione punterà sulle scuole private.

Il mandato di Obama termina fra nove giorni. Ma le sue non sembrano le parole di un uomo che si prepari a scomparire dalla sfera pubblica.

L’Obamacare ha consentito ad altri venti milioni di americani di vivere tranquilli con una protezione assicurati­va

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Barack Obama in un momento di riflession­e alla Casa Bianca. Era il 23 febbraio 2016 e si stava preparando per una teleconfer­enza con i leader europei
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 ??  ?? Il passaggio dei poteri Il democratic­o Barack Obama riceve alla Casa Bianca il repubblica­no Donald Trump, suo successore alla presidenza
Il passaggio dei poteri Il democratic­o Barack Obama riceve alla Casa Bianca il repubblica­no Donald Trump, suo successore alla presidenza
 ??  ?? La (prima) vittoria Il 4 novembre 2008 Barack Obama sconfigge il repubblica­no John McCain
La (prima) vittoria Il 4 novembre 2008 Barack Obama sconfigge il repubblica­no John McCain
 ??  ?? Occhio al futuro Barack Obama «prova» la realtà virtuale: è stato un presidente molto attento alle innovazion­i
Occhio al futuro Barack Obama «prova» la realtà virtuale: è stato un presidente molto attento alle innovazion­i
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Michelle, la carta vincente Un gesto d’affetto della moglie al presidente prima di una cena di Stato alla Casa Bianca
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In cucina Obama con la figlia Sasha in una cucina di quartiere nel giorno dedicato al volontaria­to

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