Il potere occulto che resiste
Uno scandalo che ancora una volta evoca il potere occulto e ricattatorio derivante da archivi costruiti con l’accumulazione di notizie riservate.
Chissà se dopo la P2, la P3 e la P4, a qualcuno verrà in mente di battezzare con la sigla P5 lo scandalo che si profila dietro l’inchiesta della Procura di Roma. Di sicuro il giudice che ha ordinato l’arresto dei fratelli Occhionero ritiene che la vicenda «si collochi in un più ampio contesto dove più soggetti operano nel settore della politica e della finanza». E considera «altamente probabile» la commissione di «delitti contro la personalità dello Stato», come il «procacciamento di delitti concernenti la sicurezza nazionale» o lo «spionaggio politico o militare». Basterebbe questo a descrivere la gravità di una situazione che ancora una volta evoca il potere occulto e ricattatorio derivante da archivi costruiti con l’accumulazione di notizie riservate. Potenzialmente gestito da qualche banda intenta a condizionare illegalmente il potere legale. Questo è avvenuto con la P2, quando non esistevano le comunicazioni telematiche, e forse con la P3 e la P4, associazioni segrete ancora presunte ma che in ogni caso hanno svelato un sistema di relazioni in grado di incidere sul funzionamento delle istituzioni. Stavolta, se si riveleranno vere le ipotesi dell’accusa, si salta addirittura al piano internazionale, con i dati sensibili rubati al presidente della Banca centrale europea e la rete estera su cui potevano contare gli indagati. Ma il male, e il malessere conseguente, resta principalmente italiano. Sia per la tradizione che si rinnova, e di cui evidentemente non ci si riesce a liberare, sia perché è qui che nessuno s’è accorto che il presidente del Consiglio e molte altre autorità venivano spiate, o comunque controllate nelle loro comunicazioni. È come se fosse scontato che questo sistema di contro-potere illecito funziona sempre, e si rinnova con immutata efficacia. Realtà inquietante. Nella quale torna a fare capolino la massoneria, entità lecita che continua a essere coinvolta in contesti che non lo sono affatto. Almeno all’apparenza.