«La nostra loggia massonica? Chiacchiere e voli pindarici»
«Io sono ancora il suo avvocato — rivela l’amministrativista Kristian Cosmi, non solo amico di Giulio Occhionero ma pure membro della sua loggia massonica —. L’ho difeso quando la sua società, la Westlands, fu sfrattata per morosità eppoi anche quando, per lo stesso motivo, perché non pagava il canone, ha dovuto lasciare la sua casa di via Cortina d’Ampezzo. Comunque Giulio è una persona distinta, preparata. Diceva di essere un ingegnere, si difendeva nella causa invocando il riscaldamento difettoso dei caloriferi presenti Logo Il Grande Oriente d’Italia
nell’immobile...». L’avvocato Cosmi dice di essersi iscritto alla loggia «Paolo Ungari-Nicola Ricciotti Pensiero e azione», la stessa di Occhionero, dopo la morte di suo padre, medico del Policlinico Umberto I e affezionato membro di quella consorteria. «Mi contattarono loro per celebrare il funerale massonico di papà, una cerimonia molto bella e suggestiva. Credo di essere iscritto dal 2008 ma negli ultimi tempi ho diradato molto le mie partecipazioni, nel 2016 ci sarò andato in tutto una volta sola, ho problemi con il lavoro, c’è la crisi economica...». Un altro libero muratore che si ricorda bene del «maestro venerabile» Occhionero è l’ingegner Giacomo Manzo, 90 anni, membro del Grand’Oriente d’Italia (G.O.I.) del Lazio: «Ma cosa volete che facessimo, quando ci riunivamo noi massoni? — risponde un po’ stizzito al telefono —. Perdevamo tempo, tra chiacchiere e voli pindarici, eravamo tutti bravi ragazzi...». Anche lui, fino a qualche anno fa, andava alle riunioni «a Casa Nathan, in piazzale delle Medaglie d’Oro, dov’era difficile soprattutto parcheggiare» ricorda. Si deve alla loggia di Occhionero, insieme ai «fratelli» della Ciociaria, il restauro a Frosinone del monumento a Nicola Ricciotti, patriota mazziniano, trucidato nel 1844 con i Fratelli Bandiera dalle truppe borboniche nel Vallone di Rovito.