E il Vaticano avvia controlli sulla posta dei cardinali
Violato anche il pc dell’hotel che ospita i prelati. Ravasi: avranno trovato solo qualche benedizione
potuto immaginare vittima d’un attacco di hacker. Biblista coltissimo, già prefetto della Biblioteca Ambrosiana, ha certo più pratica di codici e incunaboli che del mondo della Rete. Come responsabile della Cultura la studia e la apprezza, ha un profilo Twitter, una volta ha pure detto che Gesù è stato il primo «twittatore» della storia («Le sue erano battute essenziali: la prima predica, se consideriamo il testo greco, è stata di 45 caratteri, quando disse “Il Regno di Dio è vicino. Convertitevi”»), ma per il resto frequenta poco la tecnologia, vive felicemente senza telefonino e il suo indirizzo email è quello istituzionale, per lo più gestito come il profilo Twitter dai collaboratori, cui affida i messaggi scritti a mano.
Di qui lo stupore del cardinale e delle persone che gli sono più vicine, peraltro velato di ironia: «Al massimo possono aver letto qualche benedizione, o testi di esegesi...». Nell’inchiesta romana è indicato il Vaticano tra gli «enti istituzionali» colpiti e si dice che «risultano essere compromessi i pc in uso a due collaboratori» di Ravasi, oltre a quelli della Casa «Bonus Pastor», un albergo del Vicariato in via Aurelia, accanto alle mura vaticane, che ospita anche alti prelati in visita a Roma.
In attesa di comunicazioni ufficiali, e di un’eventuale inchiesta della magistratura vaticana, si verificherà: che cosa cercavano, altri pc o indirizzi email sono stati violati? Del resto i controlli sono costanti, tanto più dopo gli scandali Vatileaks. Oltretevere hanno una certa esperienza in materia, ci sono vari livelli di protezione e una struttura ad hoc. Gli attacchi informatici sono «costanti», nel 2012 Anonymous assediò il sito Internet vaticano e in quel periodo si arrivò a «picchi di 3 milioni e 600 mila attacchi in un giorno» spiegava ancora Il centro Un’agente del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia postale: in un’indagine coordinata dalla Procura di Roma ha scoperto e smantellato una centrale di cyberspionaggio che per anni ha raccolto notizie riservate e dati sensibili su politici, imprenditori e istituzioni pochi mesi fa, durante un convegno della Cei, l’ingegner Francesco Masci, responsabile della direzione tecnologica della Segreteria per la comunicazione.
La Santa Sede è un bersaglio assai ambito dai pirati informatici di tutto il pianeta: «Il Vaticano, la Nasa e l’Onu sono i primi tre soggetti mondiali nella classifica degli attacchi hacker». Una sfida molto seria perché «dal 2014 gli attacchi non sono più una questione di hacker sullo stile di Anonymous, ma un problema di cybercrime, di sicurezza reale».