Si accende la sfida Tajani-Pittella Da Weber accuse a Pse e Alde
Manca meno di una settimana all’elezione del nuovo presidente dell’Europarlamento, in sostituzione di Martin Schulz, e la battaglia si annuncia sanguinosa. Anzi, c’è già una prima vittima: il liberale Guy Verhofstadt, che si è visto respingere con disonore la sciagurata manovra per portare Grillo e i suoi piccoli indiani nel gruppo Alde. Ma la vera dichiarazione di guerra l’ha fatta ieri il capogruppo popolare, Manfred Weber, tirando fuori dalla cassaforte la lettera, firmata da lui e Schulz nel 2014, nella quale si
concordava la staffetta di metà legislatura e i socialisti si impegnavano a votare un cristiano-democratico dopo 2 anni e mezzo. L’impegno era stato sottoscritto anche da Verhofstadt. «I prossimi giorni — scrive Weber ai suoi deputati — ci diranno se Schulz e Verhofstadt, a nome dei loro gruppi, siano affidabili o non manterranno la parola data». È il segnale che il gruppo del Ppe, con la benedizione tedesca, vuole far quadrato intorno al proprio candidato, Antonio Tajani, che dispone sulla carta del maggior numero di voti. Socialisti e democratici europei insistono invece su Gianni Pittella, dichiarando non più validi gli accordi di due anni fa. L’argomento: l’elezione di un popolare all’Europarlamento darebbe ai cristiano-democratici anche la terza delle cariche apicali della Ue, dopo le presidenze di Commissione e Consiglio europeo. Secondo questa narrazione, la lettera mostrata da Weber sarebbe solo una parte dell’intesa generale, che allora non venne rispettata con la nomina del polacco Tusk al vertice del Consiglio. Comunque andrà, l’uscita di Weber sembra sancire la fine della Grosse Koalition a livello europeo e l’apertura di una fase, in cui l’esito del duello di Strasburgo sarà il primo indicatore di tendenza.