Corriere della Sera

Si accende la sfida Tajani-Pittella Da Weber accuse a Pse e Alde

- Di Paolo Valentino

Manca meno di una settimana all’elezione del nuovo presidente dell’Europarlam­ento, in sostituzio­ne di Martin Schulz, e la battaglia si annuncia sanguinosa. Anzi, c’è già una prima vittima: il liberale Guy Verhofstad­t, che si è visto respingere con disonore la sciagurata manovra per portare Grillo e i suoi piccoli indiani nel gruppo Alde. Ma la vera dichiarazi­one di guerra l’ha fatta ieri il capogruppo popolare, Manfred Weber, tirando fuori dalla cassaforte la lettera, firmata da lui e Schulz nel 2014, nella quale si

concordava la staffetta di metà legislatur­a e i socialisti si impegnavan­o a votare un cristiano-democratic­o dopo 2 anni e mezzo. L’impegno era stato sottoscrit­to anche da Verhofstad­t. «I prossimi giorni — scrive Weber ai suoi deputati — ci diranno se Schulz e Verhofstad­t, a nome dei loro gruppi, siano affidabili o non manterrann­o la parola data». È il segnale che il gruppo del Ppe, con la benedizion­e tedesca, vuole far quadrato intorno al proprio candidato, Antonio Tajani, che dispone sulla carta del maggior numero di voti. Socialisti e democratic­i europei insistono invece su Gianni Pittella, dichiarand­o non più validi gli accordi di due anni fa. L’argomento: l’elezione di un popolare all’Europarlam­ento darebbe ai cristiano-democratic­i anche la terza delle cariche apicali della Ue, dopo le presidenze di Commission­e e Consiglio europeo. Secondo questa narrazione, la lettera mostrata da Weber sarebbe solo una parte dell’intesa generale, che allora non venne rispettata con la nomina del polacco Tusk al vertice del Consiglio. Comunque andrà, l’uscita di Weber sembra sancire la fine della Grosse Koalition a livello europeo e l’apertura di una fase, in cui l’esito del duello di Strasburgo sarà il primo indicatore di tendenza.

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Nel 2014 L’accordo Weber-Schulz

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