Corriere della Sera

Ora Casaleggio è nel mirino dei parlamenta­ri

Lo stratega dell’operazione Bruxelles (e i suoi uomini) al centro delle critiche che perlopiù salvano «Beppe» «Preparato un accordo schifoso sulle nostre teste». Post sull’establishm­ent, il fondatore bacchetta Sibilia

- Alessandro Trocino

«Io me ne andrei anche, ma chi li paga i 250 mila euro di penale?». L’eurodeputa­to esprime quel miscuglio di delusione mista a rassegnazi­one che ha colto molti 5 Stelle, non solo a Bruxelles. E che ha il corollario sgradevole di una multa salata in caso di violazione del contratto di fedeltà — sul modello di quanto accade a Roma — firmato dai «portavoce» dei 5 Stelle. Una figuraccia in eurovision­e, quella della bocciatura del gruppo Alde e del ritorno nell’ovile Ukip, per la quale è già partita la caccia al colpevole.

Il primo a farne le spese potrebbe essere un oscuro collaborat­ore di David Borrelli, l’europarlam­entare che ha guidato le trattative: l’«advisor» Francesco Calazzo. La sua testa è stata chiesta esplicitam­ente dall’Ukip, con una condizione decisament­e umiliante per i 5 Stelle. Meno grave la punizione per Borrelli, che perderà la copresiden­za del Efdd. Ma in cima a tutti, il nome fatto da molti è quello di Davide Casaleggio. È stato lui a ispirare la trattativa, lui a guidare Borrelli, prima dell’improvvisa retromarci­a dell’Alde.

Alla vera prima prova da leader, il figlio di Gianrobert­o ne è uscito con le ossa rotte. Provocando più di un mugugno non soltanto nei peones, ma anche nel suo compagno d’avventura: Beppe Grillo. Il

«Binizialme­nte non sarebbe stato favorevole all’ipotesi di lasciare Farage. Di fronte alle consideraz­ioni di Casaleggio, Grillo si sarebbe piegato, finendo per sposare una soluzione che gli veniva prospettat­a come sicura e favorevole. E finendo per sostenerla.

Così non è stato e Grillo, come da copione, si è assunto, insieme a Casaleggio, le responsabi­lità di quanto avvenuto. Non nascondend­o le crigruppo ruxelles pensava fosse una bella barzellett­a. E invece è piuttosto una farsa all’italiana»: questo l’incipit di un articolo che il quotidiano francese Le Figaro ha dedicato al caso M5S-Alde. «Beppe Grillo, il comico che fa tremare Roma con il suo tiche interne, per una volta. C’è un passaggio da notare, nel suo post: «Dispiace per quei pochi portavoce che hanno parlato di “cercare di entrare nell’establishm­ent”». Facile capire a chi si riferisce. Basta leggere il post di Carlo Sibilia, già membro del defunto direttorio, che scriveva: «Cercare di entrare nell’establishm­ent sarebbe incoerente, oltre che stupido». Salvo poi, dopo lo stop dell’Alde, cancellare il post, sostituend­olo con questo: «Avevo scritto un post di “arrivederc­i” a Farage. L’ho cancellato».

Sibilia non è stato l’unico a contestare le scelte di Casaleggio e Borrelli. Michele Dall’Orco usa la stessa parola contestata da Grillo: «Confido che questa storia serva per il futuro: mai fidarsi dell’establishm­ent». Il disorienta­mento è palese. Scrive Giuseppe Brescia: «Con Ukip condividev­amo poche cose (quasi nulla) e infatti io mi sono sempre detquale to contrario. Giusto quindi staccarsi. Ma cosa condividia­mo con Alde?». Nulla, o quasi. Marta Grande conferma: «Non ho votato al referendum. Sono sempre stata contraria a Farage, ma anche Alde mi sembra che non c’entri nulla».

Il più duro di tutti è un europarlam­entare romano, Dario Tamburrano: «Hanno preparato un accordo schifoso sulla testa della maggioranz­a di noi portavoce europei facendo piombare una domenica mattina, una votazione farlocca, prendendo per i fondelli noi, decine di migliaia di iscritti, milioni di elettori e lo stesso Beppe Grillo. Chi crede ad altro, o è in cattiva fede o è sempliceme­nte un webete». Neologismo a parte, nell’elenco di Tamburrano di chi sarebbe stato preso in giro non risulta un nome: Davide Casaleggio.

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