LA PROSPETTIVA DI BRUCIARE TRE GOVERNI DEM IN TRE ANNI
Al vertice del Pd danno la percentuale di elezioni anticipate a giugno sopra il cinquanta per cento. Sono convinti che il governo di Paolo Gentiloni non possa reggere l’urto dei prossimi mesi. E quando si addita la singolarità di una presidenza italiana del G7 immersa nella campagna elettorale, la risposta è che Francia e Germania saranno in una situazione simile. È il paradosso di un partito-perno che in tre anni brucerebbe tre suoi governi: quello di Enrico Letta, quello di Matteo Renzi; e, se a primavera davvero si vota, il nuovo esecutivo di Gentiloni.
Va detto che all’esterno di via del Nazareno, sede del Pd, le analisi sono diverse. Lega a parte, nessuno sembra entusiasta all’idea di portare l’Italia alle urne, senza che sia chiaro il sistema elettorale. L’ipotesi prevalente è che sarebbe necessario un periodo di tregua; e che il Parlamento dovrebbe prendersi il tempo necessario per rendere omogenei Camera e Senato. Al fondo, viene rifiutata la stessa idea di impiegare i prossimi mesi a discutere solo di legge elettorale.
Significherebbe perpetuare l’errore del referendum costituzionale, con l’Italia bloccata per inseguire riforme bocciate sonoramente dal popolo. Ma la fretta del vertice dem è palpabile. Si delineano scenari che prevedono un Pd pronto a trattare; e ancora più pronto a sfilarsi accusando gli altri partiti di fare melina, e a chiedere al Quirinale lo scioglimento delle Camere. Il gioco è scoperto e mostra un disorientamento accentuato dall’assenza di qualunque analisi sulla sconfitta referendaria.
Per ora, l’appoggio al governo Gentiloni è totale: al punto da difendere ministri come quello del Lavoro, Giuliano Poletti, autore della gaffe sui giovani costretti a emigrare; e Valeria Fedeli, titolare della Pubblica istruzione, che si