La Corte Ue con Berna «No al nuoto separato per le bimbe islamiche»
L’esigenza di integrazione tra culture differenti in una stessa comunità deve prevalere sul diritto del singolo a professare la sua religione. La Svizzera tiene alla laicità del suo Stato almeno quanto i vicini francesi e ieri si è vista dare ragione dalla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo proprio su una questione in cui si contrapponevano ragion di Stato e libertà dell’individuo. I giudici europei si sono schierati dalla parte delle autorità elvetiche che avevano multato una famiglia di fede musulmana perché non voleva lasciar frequentare lezioni di nuoto alle due figlie. La ragione? Si sarebbero trovate a tu per tu e nella stessa vasca con coetanei maschi.
La sentenza — va chiarito subito — non ha avuto effetti pratici perché le protagoniste della vicenda avevano sei e nove anni all’epoca dei fatti, che risalgono addirittura al 2008; ma il governo di Berna ha potuto riaffermare un principio su un tema al centro del dibattito politico, in un Paese, va ricordato, dove un residente su quattro è nato all’estero.
Il caso esplode quando due genitori turchi, di religione islamica, ma cittadini svizzeri residenti a Basilea, vietano alle loro figlie di frequentare lezioni in piscina assieme a bambini della loro stessa età. Quella promiscuità — spiegano — non è decorosa per femmine che vogliono seguire i dettami del Corano. Viene respinta anche la soluzione proposta dalla scuola, disposta ad accettare che le due bambine indossino un «burkini» durante le lezioni. Poiché in quella scuola di Basilea l’apprendimento del nuoto fa parte dell’obbligo scolastico, ai genitori viene inflitta una multa di 1.400 franchi (1.285 euro).
Da qui in avanti la vicenda imbocca la strada dei tribunali. Quello federale svizzero conclude il suo iter confermando la sanzione e respingendo il ricorso della coppia che si era appellata alla libertà religiosa sancita dalla Costituzione; ma nel frattempo siamo già arrivati al 2012. La controversia sale di grado, travalica i confini nazionali e approda alla Corte dei diritti dell’uomo. Senza però cambiare traiettoria, visto che ieri le toghe di Strasburgo hanno bocciato definitivamente il ricorso.
In particolare, la sentenza che porta la firma del giudice spagnolo Luis López Guerra chiarisce che «l’interesse dei bambini per una scolarizzazione completa, che permetta la realizzazione di un’integrazione sociale secondo gli usi e i costumi locali, ha la precedenza sul desiderio di un genitore di vedere le proprie figlie esentate da lezioni di nuoto miste».
L’importanza principale per lo sviluppo e la salute dei bambini non si limita all’attività fisica, continua la Corte, ma anche al «fatto di praticare un’attività insieme al resto dei compagni di classe, mettendo da parte l’origine delle bambine o le convinzioni religiose».
La Corte europea conclude dunque che «il diritto delle parti interessate alla libertà di coscienza e di fede non viene violato». Ultima osservazione
riportata in sentenza: le autorità scolastiche avevano avvertito la famiglia che nei loro confronti sarebbe scattata una multa.
La presenza in Svizzera di un forte partito di destra nazionalista, l’Udc, ha favorito nel recente passato decisioni
Ricorso bocciato I giudici di Strasburgo danno ragione ai colleghi svizzeri: bocciato il ricorso di una coppia musulmana
che hanno imposto restrizioni alla pratica del credo musulmano.
Attualmente non è consentito alle donne indossare il burqa in pubblico e un referendum ha vietato la possibilità di costruire minareti su tutto il territorio nazionale.