Corriere della Sera

Calzoni sartoriali e maglia da sci I nuovi jeans? «Più morbidi»

Cambia il taglio, tramonta lo stretch

- Maria Teresa Veneziani

Il segreto del Pitti? «Conciliare anima commercial­e e culturale». Il sindaco di Firenze Dario Nardella elogia gli imprendito­ri della moda che aiutano i palazzi storici, come quello dell’ex Scuola di maresciall­i e carabinier­i, dove oggi sfila Sansovino6 con il designer Edward Buchanan, americano ma milanese di adozione, tra i giovani del progetto Pitti Italic.

A Palazzo Vecchio, per la conferenza di inaugurazi­one c’è anche il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, che definisce la manifestaz­ione «una vetrina di ridella ferimento mondiale per la moda maschile». Assicura un incremento dei fondi per gli eventi di moda del 45 % rispetto al 2016. Sottolinea la necessità di fare sistema, armonizzar­e i calendari per affrontare una fase storica «sempre più dura»: «Sono aumentate le esportazio­ni ma abbiamo perso il 25 % della base industrial­e. La complessit­à e la velocità dei cambiament­i vanno gestite con flessibili­tà, senza schemi fissi. La manifattur­a sembrava finita, tutti la smantellav­ano, e invece grazie alle nostre aziende oggi noi siamo la frontiera avanzata

qualità».

E la qualità va in scena fino al 13 negli stand dei 1220 marchi (540 esteri). Da Z-Zegna è stato ricostruit­o uno scorcio di Bielmonte, la montagna che nel 1970 divenne famosa assieme alla Valanga Azzurra, e Gildo Zegna racconta la moda ispirata a quegli anni: incantano i completi giocati sul contrasto, pantaloni sartoriali in lana jacquard alti in vita con le maglie da sci con le classiche righe al collo e sulle maniche. I toni sono ispirati alla natura: grigio, senape, chilly. «Un tocco vintage che rilancia il brand secondo le radici — spiega, fiero di mostrare le scarpe da cui esce una pedula in TechnoMeri­nos —. Era il materiale usato sotto i caschi negli Anni 60, la lana lascia traspirare».

Le scarpe sono l’eterna passione dei Millennial. Woolrich lancia la linea di sneaker create con un piccolo artigiano: tomaia in suede idrorepell­ente, suola in Vibram a forma check al posto del carrarmato. E c’è anche la mountain jacket , riedizione di un best-seller degli anni 70 rieditato però in Gore-Tex traspirant­e termosalda­to.

Creatività e passione armonizzan­o natura e innovazion­e. Herno presenta il piumino Magma: incredibil­mente senza una cucitura, perché i pezzi di tessuto tagliati al laser sono accostati e fusi insieme in una sola scocca da cui non passa una goccia d’acqua.

L’heritage è il chiodo fisso della moda. «La storia di un brand crea valore», spiega Rino Castiglion­e, presidente Wrangler Emea. Proprio sull’onda dei magici Seventies i jeans sono protagonis­ti al Pitti anche se si tratta delle tendenze dell’autunno inverno (2017-2018). Il marchio storico (dal 1947) ripropone i tessuti smacchiati degli anni Settanta (rieccoli). Le vite medie o alte. E ci sono anche le camicie e i giubbetti con l’orsetto bianco dentro. Ma il jeans è trattato anche come oggetto di culto. E allora per una fascia alta, c’è la capsule realizzata con l’artista di Woodstock Peter Max. Anche il casual diventa più elegante. «Finalmente è finita l’era degli stracci», dice Enzo Fusco da Blauer, che presenta la giacca camouflage in neoprene. E fortunatam­ente sembra al tramonto anche la dittatura del denim stretch (certo non elegante). Rifle rilancia il modello «Anti Fit», comodo e grunge (largo), come il best seller degli anni 90. L’opposto dello stretto.

Ed eccolo il jeans sartoriale, da Roy Roger’s: porta la firma di Antonio Liverano, 80enne fiorentino considerat­o tra i sarti più autorevoli. Con il tessuto d’archivio ha tagliato i jeans del nuovo uomo che in realtà sembra uscito da un vecchio film western: la gamba un po’ dritta, le tasche leggerment­e stondate, le ribattute in verde, le tasche interne con il tessuto cravatta. Cinque lavaggi diversi. Vengono venduti in un sacchetto di crine. Oh Yes.

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