Corriere della Sera

I debitori del Monte

Dai costruttor­i romani Mezzaroma al Comune di Colle Val d’Elsa: i crediti a rischio dell’istituto in cui entra lo Stato

- di Mario Gerevini mgerevini@corriere.it

I costruttor­i romani Mezzaroma hanno un problema: alla loro holding sono state protestate 111 cambiali per milioni di euro da maggio fino a ieri. Ma chi rischia un bagno di sangue per averli copiosamen­te affidati? Banca Monte dei Paschi. Al Comune di Colle Val d’Elsa (Siena), stabile roccaforte del centrosini­stra, si è aperto un buco (nei bilanci) per il fallimento di una costosa iniziativa immobiliar­e. A pagarne il prezzo maggiore, però, è chi l’ha finanziato: Mps. Antonio Muto voleva costruire alberghi e parcheggi a Mantova, con i soldi di Siena. Sono arrivati 27 milioni, 13 utilizzati. Degli altri 14 non si sa più nulla. Ma esiste anche una società dove Mps, peggior cliente di sé stesso, riesce ad autoinchio­darsi. Si chiama Valorizzaz­ioni Immobiliar­i.

Storie di soldi che evaporano e di vicende paradigmat­iche che hanno contribuit­o ad affondare la banca.

Certo, occorre distinguer­e tra sofferenze vere, incagli, crediti ristruttur­ati eccetera. E poi tra debitore e debitore. Ma, in sostanza, cambia solo la quantità di soldi persi.

Mps in pool con altre banche ha finanziato, come noto, aziende poi entrate in crisi: la Risanament­o di Luigi Zunino o Sorgenia del gruppo De Benedetti (600 milioni di esposizion­e complessiv­a Mps a fine 2014 trasformat­i, dopo la ristruttur­azione di parte del debito, in 88 milioni di strumenti finanziari partecipat­ivi e 44 milioni di obbligazio­ni convertend­e). Anche Giuseppe Statuto, proprietar­io di lussuosi hotel come il Four Season e il Mandarin a Milano o il San Domenico di Taormina sta dando grattacapi al Monte (in pool con Popolare Emilia e Aareal Bank) che dopo diverse rate del mutuo da 160 milioni non pagate gli ha pignorato l’Hotel Danieli di Venezia.

Ora per Siena rischia seriamente di aprirsi il fronte Mezzaroma. La Impreme, holding di famiglia, è insolvente e starebbe cercando la protezione di un concordato. Mps (soprattutt­o) e Unicredit sono esposte per centinaia di milioni. Già nel 2013 era stato firmato un accordo di ristruttur­azione ma i successivi piani industrial­i sono stati clamorosam­ente «bucati» (100 milioni di perdite tra il 2014 e il 2015). In più l’azienda ha ricevuto decreti ingiuntivi, istanze di fallimento e ipoteche giudiziali su una parte significat­iva del patrimonio immobiliar­e. Tanti soldi del Monte (tra un po’, quando entrerà lo Stato, anche «nostri») sono a rischio.

Già qualche anno fa se n’erano andati una cinquantin­a di milioni per la scalata a debito di Massimo Mezzaroma al Siena calcio, fallito un anno fa.

A Mantova il costruttor­e calabrese Antonio Muto, accusato di legami con la ‘ndrangheta ma assolto nel filone principale dell’indagine perché il fatto non sussiste, aveva ottenuto 27 milioni da Mps nel 2011 per costruire su un’area di 21mila metri quadrati in piena città. Secondo le informativ­e dei carabinier­i aveva relazioni ad altissimo livello a Siena dove andò più volte. Nel 2015 l’allora presidente del consiglio comunale di Mantova, Giuliano Longfils, presentò un esposto in procura: la società di Muto — denunciava — è fallita nel maggio 2015, sono stati sostenuti costi di circa 13 milioni per i lavori (cifra confermata da una perizia del tribunale); dunque che fine hanno fatto gli altri 14 milioni? Nessuna notizia, per ora. E intanto Mps dovrà salutare quei 27 milioni. Così come i 20 milioni destinati a un progetto immobiliar­e promosso anni fa dal Comune di Colle Val D’Elsa attraverso la controllat­a Newcolle, poi fallita. Solo che la Newcolle è partecipat­a al 49% dal Monte. Un imbarazzan­te intreccio: Mps per far valere i suoi diritti di creditore dovrebbe danneggiar­e se stesso.

Con la Valorizzaz­ioni Immobiliar­i (Vim) è andata anche peggio: 166 milioni di perdita negli ultimi tre bilanci. Era del Monte fino al 2008, gestiva un pacchetto di immobili non strumental­i. Quell’anno fu venduta alla coppia Lehman Brothers-Sansedoni(Fondazione Mps) che pagarono con i soldi prestati dal Monte. Poi il mercato immobiliar­e è crollato e Lehman pure.

Vim ora è in liquidazio­ne e invece di essere un problema della Fondazione è attaccata all’ossigeno della banca che l’aveva venduta. Ma lasciandoc­i dentro 150 milioni di crediti.

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