L’addio di Marissa Yahoo sarà holding Si chiamerà Altaba
Lascia la ceo Mayer con la cessione a Verizon
circa 4,8 miliardi di dollari, a Verizon, il più grande provider di telefonia e di Internet degli Stati Uniti. Secondo gli analisti di Wall Street questa parte vale circa un terzo del valore di Yahoo; il resto è costituito dalle partecipazioni azionarie nella cinese Alibaba e nella Yahoo Japan Corp, che ora confluiranno nel nuovo contenitore Altaba, sintesi tra «Alternative» e Alibaba. La nuova società sarà presieduta da Eric Brandt, l’ultimo manager arrivato nel marzo scorso dalla Broadcom, impresa specializzata nella tecnologia delle telecomunicazioni.
Marissa avrebbe dovuto seguire dicembre del 2015, tra Apple e Fisco italiano (con più di 300 milioni versati dal colosso di Cupertino). La scelta di Snap che — al contrario di altre società, per lo più finanziarie, che la Brexit ha allontanato dalla City — ha scelto il Regno Unito per il quartier generale internazionale, è di certo inusuale rispetto a quanto fatto in passato da altre società tecnologiche americane, da Apple a Microsoft e Twitter (e anche Google e Facebook che poi hanno aperto anche a Londra). Società che hanno preferito paesi come Irlanda, Olanda o Lussemburgo, dove la tassazione è più il nucleo operativo di Yahoo, confluito in Verizon. Ma ieri l’annuncio ufficiale: lascerà il board insieme con David Filo, Maynard Webb jr. e altri tre dirigenti.
È la prima caduta di una carriera fin qui sempre in brillante ascesa. Mayer, 41 anni, originaria del Wisconsin, studi all’Università di Stanford, in California, madre di una bambina e di due gemelli, arriva nel 2012, quasi per acclamazione, al vertice di Yahoo. Viene da Google, dove era stata la prima donna ingegnere a entrare in organico. A Yahoo si deve misurare con la concorrenza formidabile di Google e Facebook. È come se, all’improvviso, il web si fosse ristretto. Marissa lancia allora un ambizioso piano di acquisizioni, rilevando, tra l’altro, il contenitore Tumblr per 1,5 miliardi di dollari. Ma il mercato non la segue. I conti non quadrano più: meno ricavi, costi crescenti.
La sua presa sui 792 grandi vantaggiosa. Circostanza che ha scatenato controversie legali — anche perché l’oggetto del contendere, tra royalties a favore di società estere e utili prodotti in paesi in cui poi non si pagano le tasse, non è circoscritto in perimetri definiti — e successivi tentativi di riconciliazione. Come quello da circa 300 milioni che sta tentando di concludere in questi giorni, dopo quasi un anno di trattative, Google con l’Agenzia delle Entrate. Su tasse e web, il vento sta cambiando.
@MicBorrillo Manager Marissa Mayer, 41 anni, originaria del Wisconsin, guida Yahoo dal 2012. Ha tre figli azionisti, tra fondi e altre finanziarie, non è più così sicura. Alcune scelte sono apertamente contestate. Una su tutte: la mancata fusione con Aol, American online, acquisita poi da Verizon.
Esattamente un anno fa Marissa Mayer compie l’ultimo, estremo, tentativo per raddrizzare la situazione. Presenta un piano di licenziamenti in massa: circa mille persone, il 10% della forza lavoro di Yahoo. Non basta. Si fa avanti Verizon. Viene definito l’accordo che rischia di saltare nel settembre 2016, quando si scopre una devastante incursione degli hacker.
I pirati informatici si impadroniscono dei dati di 500 milioni di utenti. Il gruppo dirigente di Verizon comincia a oscillare: che cosa sta comprando? Le difese di Yahoo erano state agevolmente superate dagli incursori digitali già nel 2013 e poi nel 2014. Alla fine, l’intesa va in porto. Ma è la stessa Yahoo, con un comunicato alla Sec, la Commissione di vigilanza sul mercato finanziario, ad annunciare che la stagione di Marissa Mayer è finita.