Corriere della Sera

I tormenti di Dalida, la Francia rilancia il mito al cinema

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Stefano Montefiori

Quasi dimenticat­a nei giorni della morte, trent’anni fa, quando si uccise con i barbituric­i nella sua casa di Montmartre, Iolanda Cristina Gigliotti conosce un nuovo momento di gloria. Esce oggi in 550 sale francesi, con la distribuzi­one di solito riservata a un blockbuste­r americano, il film «Dalida» di Lisa Azuelos, che ha affidato il ruolo della cantante nata in Egitto da genitori italiani a Sveva Alviti, modella 32enne.

Stasera debutta poi al palazzo dei Congressi di Parigi «Hit Parade», un musical rivoluzion­ario perché basato sugli ologrammi di quattro star del passato: Claude François, Mike Brant, Sacha Distel e appunto Dalida. Il museo della Moda esporrà le sue tenute di scena e il 3 maggio una grande festa celebrerà il suo ricordo. «Non ho provocato questa serie di eventi, le cose sono arrivate da sole», dice Orlando, il fratello minore e agente di Dalida, che fu fondamenta­le per la sua carriera e che nel film è interpreta­to da Riccardo Scamarcio.

«Quando il mio agente mi ha proposto la parte mi trovavo a New York — ha raccontato Sveva Alviti — e ho rifiutato». Dopo insistenze durate un mese, la modella italiana che Volto L’attrice e modella Sveva Alviti (32 anni) in una scena di «Dalida», diretto da Lisa Azuelos aveva studiato recitazion­e senza riuscire a sfondare nel cinema ha accettato di riprenders­i con il telefonino e ha inviato il breve video alla produzione. È stata convocata a Parigi assieme a 250 candidate e alla fine ha ottenuto la parte cantando — in playback, come poi in tutto il film — lo straziante pezzo «Je suis malade».

«Dalida» comincia dall’infanzia in Egitto fino ai trionfi nei teatri di tutto il mondo: 120 milioni di dischi venduti da viva, altri 20 dopo la sua morte.

Da bambina una malattia agli occhi la costrinse a portare spessi occhiali che la resero bersaglio degli scherzi delle compagne, e il padre violinista all’Opera del Cairo, di origine calabrese, morì subito dopo la Seconda guerra mondiale dopo essere stato internato in un campo di prigionia dai britannici. Il film segue poi le tappe successive della vita di Dalida, tanto felice sulla scena quanto tormentata una volta scesa dal palco. I suicidi degli amori Lucien Morice, Luigi Tenco (interpreta­to da Alessandro Borghi) e Richard Chamfray, l’aborto e la sterilità che ne è seguita. «La vita mi è insopporta­bile. Perdonatem­i», scrisse nell’ultimo biglietto.

«Dalida» è l’ultimo di una serie di biopic francesi dal grande successo, specie se incentrati su protagonis­ti tragici: da Edith Piaf ne «La Môme» con Marion Cotillard al Serge Gainsbourg di Joan Sfar, a Claude François in «Cloclo» alla prossima «Barbara» interpreta­ta da Jeanne Balibar.

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