Succede un 48
Sedici gironi da tre squadre poi sedicesimi a eliminazione Più spazio ai Paesi emergenti L’ira dei grandi club europei
Erano appena 13 nel 1930 i pioneri della prima Coppa del Mondo. Più o meno un secolo dopo, al Mondiale 2026, le Nazionali diventeranno 48: quasi il quadruplo. La Fifa ha approvato il maxi allargamento, sostenuto dal presidente Gianni Infantino, cui non bastava più la Coppa del Mondo a 32 squadre, figlia di compromessi storici e discussi ampliamenti. Dall’esordio a 13 in Uruguay la platea dei partecipanti è salita prima a 16, poi a 24, e nel 1998 è approdata all’edizione a 32, format che andrà in pensione nel 2022 con il Mondiale d’inverno in Qatar.
Infantino paga così alle piccole federazioni la cambiale politica («allargherò il Mondiale a 40», promise) per l’elezione a sorpresa di 11 mesi fa. Scatena però l’ira dei grandi club che alle Nazionali prestano i giocatori migliori, con i rischi d’infortunio che ne conseguono, e sono contrari ad alzare il numero delle partite, già fuori controllo.
Solo nel maggio 2020 si deciderà dove disputare la nuova
Coppa del Mondo in taglia extralarge, favorito il Nord America con la candidatura congiunta Canada-Usa (e forse Messico). L’America attende il risarcimento dopo lo scippo (ricco di polemiche, tangenti e squalifiche) di Qatar 2022.
Le 48 squadre del nuovo Mondiale saranno divise in 16 gironcini da 3: si qualificano le prime due. Dai sedicesimi di finale tabellone a eliminazione diretta, avanti fino alla finale. Per tutte le altre delucidazioni bisognerà attendere il prossimo consiglio della Fifa. Per sapere se tutte le gare finite in pareggio (già nei gironi) si chiuderanno con i rigori, se si utilizzerà il piazzamento del ranking per assegnare la vittoria dopo un pari, se i supplementari saranno aboliti fino ai quarti, insomma per conoscere tutte le diavolerie allo studio ci sarà da aspettare ancora un poco e forse pure da pensarle ben bene.
«Più sogni per tutti», ha detto Infantino promuovendo la rivoluzione. Anche più soldi per tutti: le proiezioni dovrebbero portare 7 miliardi nel 2026, contro i 4,8 che ha fruttato il Mondiale brasiliano. E allora non importa se il livello tecnico si abbasserà ulteriormente. Sarà un grande carnevale, lungo 32 giorni (gli stessi di oggi) con 80 partite invece delle attuali 64. Ogni Paese conta un voto e pazienza se dei 211 membri affiliati alla Fifa 135 non hanno mai partecipato a una Coppa del Mondo. Porte aperte a quasi tutti, pure a chi non regge il confronto. Con 7 vittorie l’Egitto detiene il record in Coppa d’Africa, ma si è qualificato al Mondiale appena due volte e delle 54 Nazionali africane in 41 non ci hanno mai messo piede. Peggio l’Oceania: 10 su 11 sono sempre rimaste a casa. E in genere 4 dei 5 posti riservati all’Asia sono quasi sempre andati a Corea del Sud, Giappone, Arabia Saudita e Iran.
Più spazio e più posti. L’Europa oggi porta 13 squadre e salirà a 16, così da garantire il passaggio di due nazionali nei gironi eliminatori (probabile una riduzione dagli attuali 9 a 8) ed evitare premature uscite di scena delle grandi.
«Non tutti sono soddisfatti, ma il calcio è ormai globale, non più solo di Europa e Sudamerica», ha sottolineato Infantino. Le 20 edizioni della Coppa del Mondo però sono state vinte finora 11 volte dagli europei e 9 dai sudamericani, un’indiscussa supremazia. L’Eca, l’associazione che rappresenta più di 200 club europei, ha bocciato l’allargamento, attaccando Infantino: «È una scelta più politica che sportiva, presa sotto considerevoli pressioni». Reinhard Grindel, presidente della Federcalcio tedesca, è andato a ruota: «La Coppa perde di fascino». Il presidente della Lega spagnola, Javier Tebas, contesta e minaccia cause: «Infantino si comporta come Blatter». Evelina Christillin, membro italiano del Consiglio Fifa, difende la scelta: «Quello di Infantino è un progetto di qualità».
Le reazioni La Federcalcio tedesca: «Si perde di fascino» La Spagna: «Infantino come Blatter»