Corriere della Sera

Fatto un affare ma sono imbarazzan­ti le motivazion­i

- di Mario Sconcerti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Èuna strana decisione questa del Mondiale a 48 squadre, per molti motivi. Perché non c’è selezione precedente, così il Mondiale diventa un po’ la giostra di troppi. È soprattutt­o strana la motivazion­e di base fornita dalla Fifa. Con questa spartizion­e dei gironi andrebbe a scomparire la possibilit­à di risultati accomodati, cioè partite praticamen­te non giocate perché un risultato va bene a entrambe le squadre. Si dice in sostanza che l’accumulo di piccola disonestà sportiva è stato fino a oggi talmente forte da non poter più essere accettato. E che per cercare di limitarlo si cambia tutto il Mondiale. Mi sembra un’ammissione imbarazzan­te, fatta per altro con grande leggerezza. Se il mazzo è stato manomesso tante volte, chi garantirà che basti aumentare le squadre per tornare alla correttezz­a? E, per cambiare formula, cioè per allargare il business, era davvero così importante macchiare tutta la storia del torneo? Cosa abbiamo visto negli ultimi cento anni di calcio, finché non è arrivato il dottor Infantino finalmente a redimere la seduzione del biscotto? La Fifa ha tutto il diritto di cambiare le formule dei suoi tornei, ha diritto anche di cercare più soldi. Non bastava dire che 48 squadre fanno più television­i, più massa critica, più miliardi di valuta pregiata? Mancata questa sincerità, è difficile fidarsi oggi di una formula invertita. Molto più facile coglierne i limiti tecnici. Più si gioca, peggio si gioca. Non avranno più senso nemmeno i due anni di qualificaz­ioni, tanto resteranno fuori in pochissimi. Sarà in compenso la vera festa del mondo, uno spirito olimpico moltiplica­to all’infinito. Probabilme­nte bello, un volo di bandiere sconosciut­o che ci ricorderà la ricompensa di essere una cosa sola. Ma non parliamo di calcio, non parliamo di qualità. È stato solo fatto un affare.

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