Corriere della Sera

Non voteremo sull’articolo 18

Otto giudici contro cinque, stop al referendum. Sì su voucher e appalti

- di Giovanni Bianconi e Francesco Verderami De Bac, Marro, Querzé, L. Salvia

No al referendum sull’articolo 18, sì al quesito per l’abrogazion­e dei voucher. La Corte costituzio­nale ha deciso: otto giudici contro 5. Passa la linea di Giuliano Amato. In attesa delle motivazion­i il dibattito si sposta su quando votare per le Politiche. Intervento di angioplast­ica per il premier Gentiloni.

No al referendum sull’articolo 18, che chiedeva di cancellare il cuore del Jobs act e cioè di tornare al reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziame­nto illegittim­o. Sì al quesito per l’abrogazion­e dei voucher, i buoni per pagare i lavoratori a ore. E a quello più tecnico sugli appalti, che obblighere­bbe la società vincitrice della commessa a rispondere comunque delle eventuali mancanze del subappalta­tore. La Corte costituzio­nale ha dato il suo via libera parziale ai referendum promossi dalla Cgil. Sulla bocciatura del quesito più importante, quello sull’articolo 18, il sindacato «valuta un ricorso alla Corte europea». Il segretario Susanna Camusso attacca il governo per aver schierato l’avvocatura dello Stato a sostegno dell’inammissib­ilità: «Per noi non era un atto dovuto, è stata una scelta politica». E poi chiede di «fissare la data del voto», che dovrà essere compresa fra il 15 aprile e il 15 giugno. Che cosa succede a questo punto?

Sui voucher il governo ha promesso modifiche e ieri la linea è stata confermata dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti: «È necessario intervenir­e per limitare e ridurre gli elementi di utilizzo improprio». Le modifiche allo studio sono cinque: vietare i voucher in edilizia; vietarli nella pubblica amministra­zione; vietarli per pagare quelli che sono già propri dipendenti; ridurre da un anno a sei mesi il periodo di utilizzo del buono, una volta acquistato; abbassare i tetti oggi previsti. Sul tavolo c’è anche una proposta più restrittiv­a, il ddl di Cesare Damiano firmato da 93 deputati del Pd, che riportereb­be i voucher alla versione originaria del 2003, quando erano utilizzabi­li solo per lavoretti saltuari. Ma il governo lo considera un giro di vite troppo severo. Anche sugli appalti si studia un correttivo: una norma che protegga il lavoratore dal rischio che la sua azienda, incassato un subappalto, non riesca o non voglia rispettare i suoi impegni, come pagare stipendio o contributi. Basterebbe­ro queste modifiche a far saltare il referendum? Difficile.

Per annullare la consultazi­one sono necessarie modifiche sostanzial­i della legge. A decidere se sono sostanzial­i non è la Corte costituzio­nale, che resta ancora con un giudice in meno dopo la fumata nera di ieri in Parlamento. Il giudizio stavolta spetterà alla Cassazione, dopo aver sentito il comitato promotore del referendum, cioè la Cgil. Se la modifica non è giudicata sostanzial­e il referendum si tiene lo stesso, «spostando» il quesito sulla nuova legge e mantenendo la stessa data. Agli italiani si chiederebb­e se vogliono cancellare i voucher non come sono adesso ma come saranno dopo le modifiche allo studio. Se però la Cgil si dichiarass­e soddisfatt­a dei ritocchi, il referendum potrebbe saltare. Improbabil­e, a sentire ieri Camusso: «Non bastano modifiche per evitare il voto». A meno che la Cgil non tema di non raggiunger­e il quorum.

Decideremo se rivolgerci alla Corte europea per ripristina­re i diritti contro i licenziame­nti, la battaglia continua Susanna Camusso Pensiamo che sia necessario intervenir­e per limitare e ridurre gli elementi di utilizzo improprio dei voucher Giuliano Poletti

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Paolo Grossi Presidente, professore di storia del diritto, nominato da Napolitano nel 2009 Giorgio Lattanzi Vicepresid­ente della Corte, presidente di sezione della Cassazione, che l’ha eletto Aldo Carosi Vicepresid­ente, consiglier­e della Corte dei...

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