Trump minimizza la regia di Mosca: «Ricattabile? Mai»
Il presidente eletto cede tutto il suo business ai figli: sarà gestito da un fondo
Per la prima volta Donald Trump riconosce che il Cremlino ha gestito i «cyber attack» durante la campagna elettorale. Ma aggiunge: «Io non sono ricattabile, non ho mai concluso affari e non ho debiti in Russia». Tutto questo però non intacca minimamente il rapporto con «l’amico Putin» anzi «sono sicuro che la Russia rispetterà molto di più il nostro Paese di quanto sia accaduto in passato». Detto questo, il presidente eletto annuncia che cederà tutto il suo business ai figli e la gestione sarà affidata a un fondo. Inoltre Trump durante la sua prima conferenza stampa da presidente eletto ha confermato che presto inizierà il negoziato con il Messico per la costruzione del Muro.
NEW YORK Chi ha ordinato le incursioni informatiche contro il partito democratico? «Penso che fosse la Russia». Per la prima volta Donald Trump riconosce che il Cremlino ha gestito i «cyber attack» durante la campagna elettorale. È la domanda ricorrente nella prima conferenza stampa tenuta dal presidente eletto, dopo la vittoria dell’8 novembre.
Ma attenzione al falso movimento. Trump non ha invitato i giornalisti nella sua Torre dorata sulla Quinta Avenue per sconfessare l’apertura a Vladimir Putin. Gli hacker della Russia fanno parte di un folto gruppo che tiene dentro i pirati informatici della Cina e forse di altri Paesi, «chi lo sa?». Trump sembra considerare questi episodi come manovre di disturbo, più che inquietanti minacce alla sicurezza nazionale, come invece indicano i servizi segreti americani. Così, quando arriva il momento di commentare l’altro tema del giorno, il dossier sulle sue presunte avventure sessuali e i suoi affari a Mosca, Trump riprende il filo del dialogo a distanza con il presidente russo: «Sono sicuro che la Russia rispetterà molto di più il nostro Paese di quanto sia accaduto prima. Ma per me è “un asset”, un valore positivo, sentire che Putin mi apprezza. E’ un’occasione che forse coglieremo o forse no. Possiamo combattere insieme l’Isis che è stato creato dal vuoto lasciato dal ritiro delle nostre truppe». È il colpo più affilato alla politica di Barack Obama.
Veemente la reazione alle 35 pagine del rapporto, pubblicate dal sito «BuzzFeed» suscitando grande polemica tra i media: «Vergognoso che sia stato anche solo stampato». I servizi segreti americani lo hanno riassunto in due pagine allegate nella versione secretata del documento sugli hacker di Putin. Trump definisce «spazzatura» («fake news») i dettagli riportati, come gli «incontri perversi con prostitute russe»; afferma che «pubblicare accuse non verificate è roba da Germania nazista», polemizza con l’inviato della Cnn che aveva riferito la notizia: «Siete disonesti». Poi racconta che ogni volta che va a Mosca o altrove raccomanda a tutti «di fare attenzione, perché le camere degli hotel possono essere piene di telecamere». Conclusione: «Non sono ricattabile. Non ho mai concluso affari, non ho debiti in Russia».
Per il resto Trump conferma che presto comincerà il negoziato con il Messico per la costruzione del Muro («e ci rimborseranno»); rivela di aver parlato con i dirigenti delle industrie automobilistiche, compresa Fiat-Chrysler, per convincerli a mantenere le fabbriche negli Stati Uniti; annuncia che nominerà entro due settimane dal 20 gennaio il giudice mancante nella Corte Suprema e, infine, che procederà immediatamente alla demolizione della riforma sanitaria, l’«Obamacare».
Accanto al palchetto con il microfono, il presidente eletto ha fatto sistemare un tavolino ingombro di documenti. Chiama al microfono una dei suoi avvocati, Sheri Dillon, che spiega: «Questi atti sanciscono il passaggio di tutte le attività della Trump Organization in un trust. In questo modo verrà risolto il conflitto di interessi». In sostanza le società di Trump confluiranno in un contenitore giuridico cui il tycoon non avrà accesso. Tutto limpido? Non
Programmi Tra le priorità, il muro con il Messico e la demolizione del piano sanitario di Obama
proprio. Il Trust verrà gestito da due dei cinque figli del costruttore: Donald jr. ed Eric. Ivanka, a sorpresa, non parteciperà, «si dedicherà alle cure della sua famiglia».
La stessa legale, però, si spinge un po’ troppo in là: «Il presidente eletto non verrà a conoscenza di alcuna decisione presa dagli amministratori del trust. Al massimo la potrà leggere sui giornali». Ma è un’ipotesi improbabile fino al grottesco: a The Donald basterà un pranzo domenicale in famiglia per farsi mettere al corrente sugli affari più importanti dai figli, supplenti senza vera autonomia.