«L’Unità» chiude, via ai licenziamenti. Staino contro il leader pd
Il giornale resterà soltanto online. Il direttore: non l’ho mai visto e alla Leopolda non hanno voluto le copie
Un doloretto strano alla bocca dello stomaco, senso di affaticamento, leggera sudorazione. Il malessere è cominciato martedì sera, al ritorno da Parigi dove si era recato per la visita al primo ministro François Hollande. Paolo Gentiloni è salito in macchina ed è tornato a Palazzo Chigi, dove è stato visitato dai medici interni che hanno consigliato un controllo. «Non sto bene, vado a farmi vedere» ha detto calmo ai suoi. Destinazione: Policlinico Gemelli, dove è stata fatta la diagnosi e la scelta di intervenire subito con l’angioplastica per eliminare con l’applicazione di un piccolo stent, un tubicino, l’ostruzione di una vena coronarica periferica. Dunque non una delle principali arterie che raggiungono l’organo cardiaco.
Il premier non ha mai perso lucidità. Già nella prima mattinata di ieri stava bene, rispondeva al telefono e inviava sms. «Grazie dell’affetto e degli auguri. Medici e personale sanitario
Bisognerebbe riesumare Francesco Guccini e le parole della sua «Eskimo»: «.. e alcuni audaci in tasca l’Unità...» per trovare davvero qualche audace disposto, ancora una volta, a far risorgere lo storico quotidiano fondato da Antonio Gramsci.
La Pessina costruzione, socio dell’Unità all’80 per cento, non ci sta più. E ieri mattina ha annunciato licenziamenti collettivi (sono rimasti 29 giornalisti) senza preavviso. «E senza alcuna trattativa: un metodo che nemmeno il peggiore padrone delle ferriere dell’Unione Sovietica avrebbe mai adottato», denuncia Umberto De Amarezza Il direttore Sergio Staino ieri in redazione (Mistrulli) Giovannangeli, storico giornalista e membro del comitato di redazione insieme con Maria Zegarelli e Massimo Solani.
È stata una conferenza stampa davvero accesa ieri nella redazione dell’Unità, accanto ai giornalisti anche il direttore Staino e il condirettore Andrea Romano, deputato del Pd, il partito che dell’Unità è socio al 20 per cento.
Protestano, i giornalisti. Minacciano azioni giudiziarie. Lanciano un appello: «Chiediamo al Pd che nei prossimi trenta giorni verifichino la possibilità di trovare nuovi soci per rilevare il nostro giornale». E la speranza è che si faccia avanti qualcuno di quegli audaci che prima di Pessina, un anno e mezzo fa, avrebbe voluto far rinascere davvero il giornale. Matteo Arpe, prima di tutti. Ma il giovane banchiere e patron della Sator fa sapere che nel frattempo ha creduto in un altro bel progetto progressista: il settimanale economico Pagina 99.
«Sono certo che il Pd farà di tutto per difendere la storia di questo giornale, soprattutto tenendo conto che questo è l’unico quotidiano politico rimasto in Italia», garantisce Andrea Romano, il condirettore del Pd, che ci tiene a specificare che lui all’Unità in questi Andrea Romano diciotto mesi ci ha lavorato gratis. Subito dopo di lui ha preso la parola Staino, il direttore voluto proprio da Matteo Renzi.
«Già, ma che mi ha voluto a fare se in redazione Renzi non l’ho visto neanche mezza volta?», commenta Staino con il suo pezzo di storia personale alle spalle. E aggiunge: «Il paradosso è stato quando sono arrivato alla Leopolda con un mucchio di copie dell’Unità, ma all’ingresso non hanno voluto farmele passare. E le hanno lasciate fuori, mentre c’era un temporale».
Il Pd farà di tutto per difendere la storia dell’unico quotidiano politico che è rimasto in Italia