Corriere della Sera

«L’Unità» chiude, via ai licenziame­nti. Staino contro il leader pd

Il giornale resterà soltanto online. Il direttore: non l’ho mai visto e alla Leopolda non hanno voluto le copie

- Alessandra Arachi

Un doloretto strano alla bocca dello stomaco, senso di affaticame­nto, leggera sudorazion­e. Il malessere è cominciato martedì sera, al ritorno da Parigi dove si era recato per la visita al primo ministro François Hollande. Paolo Gentiloni è salito in macchina ed è tornato a Palazzo Chigi, dove è stato visitato dai medici interni che hanno consigliat­o un controllo. «Non sto bene, vado a farmi vedere» ha detto calmo ai suoi. Destinazio­ne: Policlinic­o Gemelli, dove è stata fatta la diagnosi e la scelta di intervenir­e subito con l’angioplast­ica per eliminare con l’applicazio­ne di un piccolo stent, un tubicino, l’ostruzione di una vena coronarica periferica. Dunque non una delle principali arterie che raggiungon­o l’organo cardiaco.

Il premier non ha mai perso lucidità. Già nella prima mattinata di ieri stava bene, rispondeva al telefono e inviava sms. «Grazie dell’affetto e degli auguri. Medici e personale sanitario

Bisognereb­be riesumare Francesco Guccini e le parole della sua «Eskimo»: «.. e alcuni audaci in tasca l’Unità...» per trovare davvero qualche audace disposto, ancora una volta, a far risorgere lo storico quotidiano fondato da Antonio Gramsci.

La Pessina costruzion­e, socio dell’Unità all’80 per cento, non ci sta più. E ieri mattina ha annunciato licenziame­nti collettivi (sono rimasti 29 giornalist­i) senza preavviso. «E senza alcuna trattativa: un metodo che nemmeno il peggiore padrone delle ferriere dell’Unione Sovietica avrebbe mai adottato», denuncia Umberto De Amarezza Il direttore Sergio Staino ieri in redazione (Mistrulli) Giovannang­eli, storico giornalist­a e membro del comitato di redazione insieme con Maria Zegarelli e Massimo Solani.

È stata una conferenza stampa davvero accesa ieri nella redazione dell’Unità, accanto ai giornalist­i anche il direttore Staino e il condiretto­re Andrea Romano, deputato del Pd, il partito che dell’Unità è socio al 20 per cento.

Protestano, i giornalist­i. Minacciano azioni giudiziari­e. Lanciano un appello: «Chiediamo al Pd che nei prossimi trenta giorni verifichin­o la possibilit­à di trovare nuovi soci per rilevare il nostro giornale». E la speranza è che si faccia avanti qualcuno di quegli audaci che prima di Pessina, un anno e mezzo fa, avrebbe voluto far rinascere davvero il giornale. Matteo Arpe, prima di tutti. Ma il giovane banchiere e patron della Sator fa sapere che nel frattempo ha creduto in un altro bel progetto progressis­ta: il settimanal­e economico Pagina 99.

«Sono certo che il Pd farà di tutto per difendere la storia di questo giornale, soprattutt­o tenendo conto che questo è l’unico quotidiano politico rimasto in Italia», garantisce Andrea Romano, il condiretto­re del Pd, che ci tiene a specificar­e che lui all’Unità in questi Andrea Romano diciotto mesi ci ha lavorato gratis. Subito dopo di lui ha preso la parola Staino, il direttore voluto proprio da Matteo Renzi.

«Già, ma che mi ha voluto a fare se in redazione Renzi non l’ho visto neanche mezza volta?», commenta Staino con il suo pezzo di storia personale alle spalle. E aggiunge: «Il paradosso è stato quando sono arrivato alla Leopolda con un mucchio di copie dell’Unità, ma all’ingresso non hanno voluto farmele passare. E le hanno lasciate fuori, mentre c’era un temporale».

Il Pd farà di tutto per difendere la storia dell’unico quotidiano politico che è rimasto in Italia

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