Corriere della Sera

La politica e l’odio sui social da fermare

- Di Maria Teresa Meli

Paolo Gentiloni è uomo solido e garbato. E non è certo un premier «divisivo» come il suo predecesso­re Renzi. Eppure (lo ha denunciato il deputato pd Michele Anzaldi) è bastato che si sentisse male perché la rete si scatenasse contro di lui. C’è stato persino chi ha auspicato che «tirasse le cuoia». L’hate speech, l’incitament­o all’odio, che furoreggia sui social, non è una novità dell’era contempora­nea. Una parte del «popolo», qualsiasi fosse la sua nazionalit­à, ha sempre augurato la «morte» a chi era al potere. Ha applaudito alla gogna e ha inneggiato alla ghigliotti­na. In tempi più recenti ha gettato le monetine e ha chiamato «radio parolaccia» (iniziativa inaugurata dai radicali) per riversare insulti contro il governante di turno. Ma per la prima volta questi sentimenti di odio vengono avallati, incoraggia­ti e legittimat­i dalla politica. Ci sono parlamenta­ri e ci sono leader che sul web parlano con quello stesso identico linguaggio. È questa la vera novità. Ed è questo il vero pericolo.

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