Dava informazioni sulle mosse del pm, indagato un poliziotto
L’ex agente della stradale di Salerno nella rete di Occhionero. Raccontava agli amici di essere massone
Giulio Occhionero lo avrebbe «assoldato» chiedendogli di aiutarlo ad avere notizie sulle indagini in corso. E di raccogliere informazioni sull’attività di Eugenio Albamonte, il pubblico ministero titolare dell’indagine sullo spionaggio informatico compiuta dall’ingegnere nucleare con la complicità della sorella Francesca Maria. Per questo Maurizio Mazzella, poliziotto della Stradale di Salerno sospeso dal servizio nell’agosto scorso per un’altra vicenda, è stato indagato per favoreggiamento. Intercettato mentre parlava con Occhionero e accettava di mettersi a disposizione. Potrebbe non essere l’unico.
L’indagine della Procura di Roma si concentra non soltanto su mandanti e referenti dell’operazione, ma anche su chi potrebbe aver utilizzato le notizie riservate — soprattutto quelle sulla vita privata delle vittime — carpite «navigando» abusivamente nei loro indirizzi di posta elettronica. Il sospetto è che nella «rete» di Occhionero — che si vantava di essere un personaggio di spicco della massoneria — possano essere finiti altri esponenti delle forze dell’ordine e dei servizi segreti.
Agli amici Mazzella raccontava di far parte della massoneria, millantava di lavorare per il senatore Carlo Giovanardi, comunque di voler «entrare in politica». Nelle conversazioni intercettate con Occhionero lo relazionava invece su quanto aveva scoperto sul magistrato, facendo capire che lo aveva seguito nei suoi interventi a convegni e altre occasioni pubbliche ma anche «chiedendo in giro».
Dalla polizia era stato allontanato nell’agosto scorso. I superiori lo avevano richiamato più volte per le frequenti assenze dal lavoro e quando gli avevano chiesto di essere regolarmente in servizio lui aveva presentato un certificato di malattia risultato falso. Da qui la decisione di sospenderlo. Un provvedimento che evidentemente non lo aveva colpito più di tanto visto aveva scelto di dedicarsi a soddisfare le richieste di Occhionero.
L’ingegnere aveva saputo casualmente delle indagini a suo carico il 9 settembre scorso quando aveva chiesto al proprio legale di presentare un’istanza in base all’articolo 335 che consente al cittadino di conoscere l’eventuale esistenza di procedimenti in corso. In quell’occasione aveva saputo di essere indagato per intrusione informatica ma inizialmente non sembrava essersi preoccupato. Qualche giorno dopo — forse informato da qualcuno — ha invece compreso la portata di ciò che stava accadendo e ha cominciato a cancellare numerosi file presenti nel suo computer, mentre altri sono stati trasferiti su server «criptati».
Ancor più grave quanto accaduto al momento della perquisizione quando Occhionero e sua sorella, alla presenza dei poliziotti, hanno mandato in blocco i propri computer proprio per renderli «illeggibili».