Legge elettorale Berlusconi guarda al modello tedesco o spagnolo
Il ritorno a Roma di Silvio Berlusconi coincide con un sospiro di sollievo: è a pranzo con i capigruppo Romani, Brunetta e i fedelissimi Ghedini, Letta, Giacomoni e Valentini, quando arriva la notizia che la Consulta ha bocciato il referendum sul Jobs Act. «Bene, adesso le elezioni sono più lontane...», il commento del leader azzurro e dei suoi, sempre più decisi a attendere l’altra delicata sentenza della Corte, quella sull’Italicum, prima di sedersi al tavolo della legge elettorale. In ogni caso, nella riunione sono stati messi paletti chiari: niente Mattarellum, sì a modelli su base proporzionale come «quello tedesco e quello spagnolo», che escludono le preferenze («Non le vuole quasi nessuno - dice l’ex premier - e portano a voto di scambio e trasformismo») e prevedono invece «collegi o piccole circoscrizioni con liste corte e brevi, per avere Ex premier Silvio Berlusconi
parlamentari vicini al territorio» ma anche di fatto scelti dai vertici.
Fino a metà febbraio la materia sarà comunque esaminata dagli esperti azzurri ma Berlusconi pretende che sia visibile anche il lavoro «per rafforzare il partito: voglio che si formi una commissione per il programma, per arrivare a tre punti che ne saranno il baricentro». E il rilancio per gli azzurri dovrà essere anche «finanziario ed economico»: da quest’anno infatti non ci sarà più finanziamento pubblico, e Berlusconi ha affidato a Giacomoni, Messina e Fontana il compito di trovare nuove forme di finanziamento, a partire da iscrizione obbligatoria, contributi, magari fundraising, senza sconti per nessuno: chi non collaborerà, sarà fuori. Infine, più avanti partirà anche un tavolo per le amministrative: nonostante i rapporti con la Lega, anche per la scelta di Salvini di non votare Tajani come presidente dell’Europarlamento, siano al minimo storico e la voglia di proporzionale allontani Berlusconi dai vecchi alleati, il tentativo di trovare intese per il voto di maggio si farà.