Sesso, bugie e loschi affari
La prima conferenza stampa di Donald Trump da quando è stato eletto. La prima ammissione pubblica di qualcosa che ha sempre negato con ostinazione per mesi: ci sono i russi dietro gli hacker che hanno cercato di interferire nelle elezioni americane. E anche il primo caso nel quale il vortice delle «fake news», notizie false o, comunque, insinuazioni non verificate, colpisce direttamente il neopresidente, dopo aver danneggiato, nei mesi della campagna, soprattutto Hillary Clinton e il partito democratico.
Trump si è presentato ieri alla stampa sotto la nuvola nera di dossier esplosivi, ma probabilmente contenenti molte notizie false, messi in giro da una ex spia inglese con buoni agganci a Mosca. 35 pagine di appunti zeppi di accuse mozzafiato: rapporti oscuri del leader repubblicano col Cremlino e «festini hard» in alberghi di Mosca e San Pietroburgo. Secondo questi documenti Trump godrebbe già da otto anni dei favori del Cremlino che lo ha usato nella speranza di creare confusione in America, indebolendo il Paese. Al tempo stesso i servizi segreti russi avrebbero messo insieme dossier contro Trump per ricattarlo qualora non avesse seguito la linea desiderata dal Cremlino. L'elemento più compromettente: i video di festini di Trump con prostitute girati in due alberghi dall'Fsb, i servizi segreti russi.
Un affare che viene da lontano
Il presidente russo Putin, considerato dai detrattori il primo artefice dell’elezione di Trump
L’hotel Ritz Carlton in cui Trump avrebbe incontrato alcune prostitute nella stessa suite usata dagli Obama Festeggiamenti a Mosca per Russia 2018: secondo il dossier Trump sarebbe coinvolto in affari per la Coppa del Mondo
La cover di un giornale cinese dedicata a Trump Il tycoon nel 2013 a Mosca per Miss Universo
La principale riguarda i festini negli alberghi zeppi di telecamere dell'intelligence russa che avrebbe prodotto un'operazione di «kompromat», compromissione: un classico fin dall'era sovietica. Si parla di perversione di Trump, deciso a «profanare» il letto della suite presidenziale del Ritz Carlton di Mosca sul quale anni fa avevano dormito Barack e Michelle Obama: «Non sono mica scemo, ho sempre detto a tutti di stare attenti agli alberghi che sono pieni ovunque di telecamere e microspie e poi io ho la fobia dei germi» ha tagliato corto ieri Trump. E il governo russo smentisce tutto.
Le accuse politiche: i russi avrebbero tentato invano di «arpionare» Trump offrendogli affari immobiliari convenienti. Avrebbero avuto più successo, invece, offrendo informazioni per gettare nel caos i suoi avversari democratici. I rapporti sarebbero stati gestiti da tre mediatori: il consigliere di Trump per la Russia, Carter Page, il suo ex manager della campagna elettorale, Paul Manafort, e un suo avvocato, Michael Cohen.
Vero o falso?
L'Fbi sta indagando anche su richiesta di esponenti dei due partiti che avevano ricevuto i dossier (John McCain e Harry Reid), ma la stampa ha già verificato che i documenti contengono informazioni errate. In particolare è certo che Cohen non è mai stato a Praga nei giorni in cui avrebbe avuto, lì, incontri con gli emissari del Cremlino. Improbabile, poi, che Trump si sia fatto incastrare in un classico gioco di filmini compromettenti.