L'ora di Macron Il centrista pro Ue vola nei sondaggi: «Può puntare alla presidenza»
dal nostro corrispondente da Parigi
Gli avversari non lo trattano più con sufficienza. A sorpresa, in tempi di euroscetticismo e di astio contro il sistema, l’ex banchiere di Rothschild ed ex ministro dell’Economia, l’europeista convinto Emmanuel Macron, fa un balzo nei sondaggi, quando mancano 100 giorni al voto presidenziale. In Francia si usa l’espressione «dynamique», equivalente all’americana «momentum», per indicare il vento in poppa. Ce l’aveva François Fillon quando lo scorso novembre ha stracciato i favoriti Nicolas Sarkozy e Alain Juppé alle primarie della destra, ma le cose sono già cambiate. Le promesse di Fillon di ribaltare e risanare il modello francese appaiono a molti una minaccia, e infatti adesso il candidato unico della destra è costretto a fare marcia indietro: ieri ha ammesso che sulla sicurezza sociale non è stato «né bravo né chiaro». Fillon si accorge che un conto è convincere i militanti e simpatizzanti di destra nelle primarie, un altro andare a cercare i voti di tutti alle presidenziali. E a questo gioco Emmanuel Macron si sta dimostrando più efficace. Secondo l’ultimo sondaggio Ifop-Fiducial per Paris Match, il candidato indipendente che si colloca a sinistra ma guarda anche al centro e alla destra balza al terzo posto al primo turno del 23 aprile, dietro a Marine Le Pen e a François Fillon, il quale però perde terreno. Macron ha ancora tempo per recuperare, e se dovesse arrivare secondo al primo turno — la partita è ancora aperta —, al ballottaggio del 7 maggio vincerebbe contro qualsiasi avversario, che sia la Le Pen o Fillon. Si parla molto di Marine Le Pen che la sera del 23 aprile arriverà probabilmente in testa al primo turno, ma la sorpresa più ricca di conseguenze potrebbe arrivare da Macron. Che, a differenza di Le Pen, è capace di vincere il ballottaggio e diventare davvero presidente della Repubblica. Al primo turno, per adesso, Marine Le Pen è al 26%, Fillon al 24 e Macron intorno al 20. Ma se dovesse recuperare lo svantaggio, al secondo turno Macron batterebbe sia la leader del Front National (65 a 35) sia l’ex premier (52 a 48). «Scenari da prendere con prudenza», dice ovviamente il direttore dell’Ifop, Frédéric Dabi. Dopo i disastri del Brexit e dell’elezione di Trump i sondaggisti godono di una credibilità relativa, ma ci sono ragioni per pensare che in Francia restino più attendibili. Come fa notare il presidente dell’istituto Odoxa, Gaël Sliman, «da noi l’ordine di arrivo previsto dai sondaggi per l’Eliseo, alle legislative, alle regionali, alle europee, al referendum del 2005 sul trattato costituzionale europeo e anche alle primarie della sinistra del 2011 si è sempre confermato il giorno dell’elezione». La «bolla Macron» potrebbe non scoppiare, anzi rappresentare l’inedito caso per la Francia di un candidato che diventa presidente puntando sul centro dello schieramento politico. Macron ci crede e non è il solo: ieri hanno annunciato di essere entrati nella sua équipe l’economista Jean Pisani-Ferry e la corrispondente a Washington Laurence Haim, volto noto della tv francese.