Corriere della Sera

La scarpa «invecchiat­a» in skateboard

- DA UNO DEI NOSTRI INVIATI M. Per.

FIRENZE L’idea, 10 anni fa, era parsa di una semplicità disarmante: una sneaker ispirata a quelle da skateboard, venduta già rovinata, con una stella cucita sulla tomaia come logo. Materiali di alta qualità, prezzo da mercato del lusso. Il risultato? Una gallina dalle uova d’oro, o meglio un’oca visto che «goose» in inglese vuol dire oca. La Golden Goose fondata nel 2001 da Alessandro Gallo e Francesca Rinaldo in questo decennio è diventata grazie soprattutt­o alla sneaker GGDB un successo globale di vendite (superati i 100 milioni di fatturato con trenta monomarca nel mondo) e di immagine, con ulteriori margini di sviluppo e un pensierino futuro alla Borsa (dal 2015 Ergon Capital Partners III è socio di maggioranz­a al fianco dei fondatori). A Pitti, Golden Goose ha portato una capsule ma soprattutt­o un evento, alla Leopolda, da kolossal: una performanc­e di skateboard­er in una scenografi­a fantascien­tifica, ambiziosa come il marchio che con indiscutib­ile bravura, sneaker a parte, ha trovato un equilibrio — difficilis­simo, ci hanno provato e provano tuttora in tanti ma vincono in pochissimi questa scommessa — tra lo streetwear e il lusso. Per mixare il casual e l’eleganza, prezzando il tutto a livelli da mercato del lusso, ci vuole talento oltre alla creatività, e styling impeccabil­e: il video presentato a Pitti, diretto da Marco Prestini, racconta con ironia come nascono le GGBD. Il segreto? Non sono «invecchiat­e» artificial­mente, immagina il regista, ma portate davvero da uno skateboard­er.

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