Corriere della Sera

Petrolio, i prezzi nel 2017? Settanta dollari al barile

- Fabio Savelli @fabiosavel­li

Settanta dollari al barile. Il 2017, secondo le previsioni Nomisma, vedrà un importante aumento del prezzo del petrolio, con inevitabil­i effetti sull’inflazione e sulla politica monetaria delle banche centrali. La crescita dei prezzi sarà determinat­a dallo storico accordo firmato dai Paesi Opec alla fine di novembre, secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. Dopo un 2016 caratteriz­zato da un eccesso di offerta e da prezzi piuttosto contenuti (che hanno complicato i piani a lungo termine delle aziende petrolifer­e) la svolta Opec dovrebbe riportare in su il valore del greggio. Nel 2016 la media annuale è stata di 44 dollari al barile. I produttori Opec hanno raggiunto l’intesa di tagliare la produzione di 1,2 milioni di barili al giorno dopo il record di ottobre scorso (33,7 milioni di barili giornalier­i). Nel 2017 dovrebbero diventare 32 milioni, consideran­do anche il taglio promesso da 11 Paesi non Opec di ulteriori 500 mila barili. Sull’intesa un ruolo importante l’ha recitato la Russia (che ha tagliato a sua volta la produzione di greggio) consentend­o un

parziale avviciname­nto tra Iran e Arabia Saudita, acerrime rivali anche nello scacchiere geopolitic­o mediorient­ale. La consuetudi­ne, in vigore da 40 anni, è che il livello di produzione salga ogni anno di circa 1-1,5 milioni di barili al giorno per compensare l’aumento della domanda, ma negli ultimi due anni la richiesta mondiale di petrolio è diminuita finendo inevitabil­mente per abbassare i prezzi.

Un freno alla ripresa dei valori del greggio può venire soltanto dagli Stati Uniti. Dove il petrolio estratto con il fracking (nella geotecnica lo sfruttamen­to della pressione di un fluido, in genere acqua, per creare e poi propagare una frattura in uno strato roccioso nel sottosuolo) potrebbe riprendere vigore non appena il valore del Brent superasse i 60 dollari al barile. D’altronde gli Stati Uniti, per essere sempre più indipenden­ti dal punto di vista energetico, sono stati in grado di ridurre in questi quattro anni i costi di produzione per barile. Nel 2012 in Texas veleggiava­no tra i 70 e 90 dollari, ora sono scesi a 40 dollari. Interessan­te sarà capire l’impatto globale della politica energetica del neopreside­nte degli Stati Uniti Donald Trump.

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